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Noi, Alfredo e il minimo che andava fatto

Ci sono situazioni in cui il precipitare degli eventi rende tutto estremamente chiaro, senza bisogno di interpretazioni: i 100 giorni di sciopero della fame di Alfredo Cospito sono una di queste. Non c’è tempo per i giri di parole, i mille compromessi, le opportunità.
Abbiamo quindi agito animatə dall’urgenza e della rabbia, siamo scesə in corteo e ci siamo presə qualche metro in più, convintə che ora o si fa un passo oltre o si rimane schiacciatə. Ce lo insegna Alfredo, con la forza e la determinazione di chi mette in gioco tutto quello che gli resta per lottare contro gli abomini del 41 bis e dell’ergastolo ostativo.
Agiamo non per gioco o compromessi, ma proporzionalmente alla gravità della situazione, senza farci spaventare da qualche limitazione questurina e dai loro dispositivi di sicurezza. E anche su questo qualcosa bisognerà dirlo: perché negli ultimi anni, anche a seguito delle mobilitazioni no green pass, le prescrizioni in questa città sono sempre più assurde e restrittive, con motivazioni ormai sempre più pretestuose (ad esempio lo shopping…), impedendo di fatto di portare idee e voci differenti nel centro-vetrina del decoro e del turismo.

Abbiamo quindi bloccato la città e siamo andatə oltre, perché un uomo è murato vivo nelle gabbie medievali dello stato. Abbiamo salutato i detenuti del carcere, perché sappiamo quanto siano vergognose le condizioni di vita nelle galere. Abbiamo urlato per il centro sonnecchiante perché tutti devono sapere e nessuno possa dire, dopo, che non c’era niente da fare.

Abbiamo fatto quel che andava fatto e continueremo a farlo.

Alla persecuzione dello stato, alla sua repressione, alle limitazioni della libertà di manifestare, rispondiamo colpo su colpo. Per l’abolizione dell’ergastolo ostativo e del 41bis!

FUORI SUBITO ALFREDO DAL 41BIS

Alcune compagne e compagni