Ha senso parlare di antifascismo oggi, nel 2023? Per noi è indispensabile, perché i fascisti ci sono, volantinano davanti alle scuole senza problemi, aprono e frequentano le loro sedi indisturbati. I fascisti da anni si sono infiltrati nelle istituzioni, in un processo arrivato fino all’insediamento del governo Meloni. Siamo consapevoli che quello attuale sia l’esecutivo più fascista dal dopoguerra ad oggi, lo vediamo ogni giorno a partire dai decreti attuati: da quello anti-rave al decreto flussi, fino alla flat-tax.
Essere antifascisti, però, non può essere solo una risposta all’attuale governo: non dimentichiamo, per esempio, il decreto Minniti, targato Partito Democratico, partito che quando ha governato ha contribuito alla repressione sociale esattamente come i governi di destra.
L’antifascismo non può essere e non si può limitare a sostenere un’opposizione parlamentare che non mette in discussione lo stato liberale e anzi partecipa alla macchina dell’oppressione, arricchendo i ricchi e le multinazionali a discapito de* sfruttat* e dell’ambiente.
Combattere il fascismo è combattere un sistema autoritario, patriarcale e capitalista. I fascisti che si professano anti-sistema non sono altro che quelli che il sistema lo fanno stare in piedi. Lo vediamo nella loro guerra verso l* migranti o verso chiunque sia fuori dalla norma, fomentando una guerra fra poveri che punta il dito verso chi è più povero di te invece che su chi è al vertice. Lo vediamo quando, oggi come ieri, si prestano a fare da manodopera per i padroni, attaccando i picchetti operai in lotta fuori dai cancelli delle fabbriche.
L’antifascismo, quindi, deve essere anticapitalismo che cerca di costruire reti di mutualità e pratiche slegate da dinamiche verticistiche e oppressive. Contro la repressione dello Stato verso chi cerca di costruire un modo diverso di stare insieme, liberi e fuori dalle logiche consumistiche, ma viene represso con denunce, multe e sgomberi. Dagli spazi occupati che vengono sgomberati, al movimento No Tav da oltre trent’anni sulle barricate, fino ad arrivare alla vicenda di Alfredo Cospito, murato vivo nel 41 bis e condannato a morte dallo Stato per le sue idee.
Per questo e per altro il 25 aprile ci vedremo a San Giacomo alle ore 9 con l’obiettivo di costruire un corteo antifascista verso la Risiera calato nel presente e fuori da ogni stanca ritualità.