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[01/05] Primo Maggio – spezzone sociale contro carovita e gentrificazione!

Fine del mondo, fine del mese stessa lotta!

Il primo maggio, giorno simbolo della lotta di lavoratori e lavoratrici per ottenere salari, diritti e condizioni di lavoro migliori è quantomai importante ancora oggi e non come IL giorno di lotta, unico nell’anno in cui scendere in piazza, ma come UN giorno di lotta in cui è semplicemente più facile prendersi le strade.

Viviamo in un mondo in cui crisi energetica globale, conflitti sempre più disumanizzanti e la cieca rincorsa al profitto a ogni costo dominano politica e interresi capitalistici. Chissenefrega del clima, degli esseri viventi e della qualità della vita delle persone. La tutela del Profitto –privato– è oggi più che mai l’unico obbiettivo di governi e amministrazioni: lo vediamo in tutte le riforme, leggi e bonus creati ad-hoc per non intralciare gli interessi di grandi corporation e padroni.

Il Capitale deve crescere, non importa se grazie allo sfruttamento del territorio e delle sue risorse, alla compravendita di armi e morte o allo sfruttamento di lavoratori e lavoratrici.

La flessibilità del lavoro viene sbandierata come desiderabile e competitiva, meglio ancora se abbinata alla disponibilità di lavoratori e lavoratrici a essere sempre contattabili, dispost* a lavorare ore extra (gratis, chiaramente). I salari però restano al palo. Nel frattempo affitti e prezzi salgono ogni anno di più. Secondo i dati dell’IMF il 45% dell’inflazione da inizio 2022 a oggi è causata dall’aumento dei profitti: come al solito la famosa “crisi” significa impoverimento dei popoli per arricchire le tasche di pochi!

Anche nel piccolo della nostra città vediamo come politica e affaristi rincorrano solo il profitto a ogni costo: grandi navi e ovovia sono sbandierati dall’amministrazione comunale come l’un’occasione di ripresa economica della città. Si sceglie di inseguire il turismo di massa e la devastazione ambientale in cambio di impieghi sottopagati, stagionali e precari, mentre proprietari di alberghi, bar e ristoranti si riempiono al solito le tasche sulle nostre schiene. Stage non retribuiti, periodi di prova in nero mai rinnovati, orari di lavoro al limite dello schiavismo si nascondono dietro ogni offerta di lavoro.

Intanto i prezzi nel centro città diventano impossibili: affitti di monolocali o bilocali superano i mille euro, bettole e negozietti chiudono per dare posto a bar e alimentari di lusso a esclusivo uso e consumo dei turisti e di quella minuscola fetta di popolazione che può permetterseli. I rioni periferici sono invece ignorati, l* abitanti inascoltat* e svilit*.

La crisi climatica è causata in massima parte da chi sta seduto nelle stanze del potere e continua a foraggiare il mercato del fossile e quello delle armi, da chi per mettere un pugno di milioni nelle tasche del padrone di turno abbatte boschi, buca montagne e draga i mari, da chi continua a seguire il mito della crescita perenne. Siamo stanchi e stanche di pagare il prezzo della loro avidità, di veder eroso il nostro spazio di vita in città, sempre più schiacciato fuori dai quartieri da turistificare, fuori dai luoghi che devono essere per i ricchi, sempre più cementificato e grigio. Per cercare di farci stare zitti e zitte ci chiedono di tenere giù la testa a lavorare senza lamentarci, mentre la politica si serve della questura oliando e spingendo la macchina della repressione, come solo in anni molto bui ha osato fare in passato.

Il primo maggio saremo anche noi in piazza proprio per riprenderci una giornata di contestazione che è la nostra, dei lavoratori e delle lavoratrici, delle studentesse e dei disoccupati. Vogliamo ribadire chiaramente che c’è bisogno di forza, determinazione e cambiamenti radicali per affrontare le sfide sociali.

Basta cercare di rattoppare un sistema capitalista in crisi perenne, basta cercare di tutelare gli interessi dei ricchi del pianeta, basta politiche che scaricano su* ultim* i fallimenti di un modello economico disastroso. Non sono posizioni pacificatrici nei confronti dei governi che daranno risultati, ma un’opposizione tenace contro ogni prevaricazione.

Ci vediamo il primo maggio, con i sindacati di base e gli altri spezzoni movimentisti della città, ore 9 campo san Giacomo.

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[13/04] Aspettando 25 aprile!

Il 25 aprile, come lo scorso anno, abbiamo deciso di lanciare un corteo antifascista. Crediamo che ricordare la liberazione non possa essere solo un momento rituale, ma debba invece essere l’occasione per attualizzare i temi dell’antifascismo militante. Le lotte in difesa dei territori, contro la devastazione ambientale, contro i confini e i CPR, contro la repressione, contro il sistema coloniale, capitalista e patriarcale; quest’anno, con il genocidio in corso a Gaza, ancor di più al fianco del popolo palestinese.

Ci vediamo il 13 aprile alle 16:00 in Campo San Giacomo, per parlare del corteo, stare un po’ assieme e discutere di quanto vogliamo portare in strada!

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[25/04] Corteo antifascista

Il corteo dello scorso 25 aprile ci ha viste in tante, unite dal desiderio di portare in strada l’antifascismo militante oltre le liturgie istituzionali.

Quelle stesse istituzioni che siedono in prima fila alle celebrazioni del 25 aprile mentre sono impegnate in prima fila nel reprimere, multare, sgomberare chi l’antifascismo lo pratica e lo vive ogni giorno.

Il 25 aprile ritorneremo sulle strade che ci hanno negato l’anno scorso, portando la nostra rabbia verso un sistema autoritario, patriarcale e capitalista.

Vogliamo denunciare un sistema coloniale che si è arricchito saccheggiando le ricchezze del mondo e che adesso assiste, quando non alimenta, il genocidio del popolo palestinese. Complici e solidali con la resistenza palestinese!

Vogliamo denunciare anche il clima di guerra sempre più forte, la mobilitazione permanente in cui ci vogliono condurre per la sopravvivenza degli interessi del capitale, dei padroni, per la depredazione delle risorse del pianeta.

Combattere il fascismo, per noi, significa lottare a fianco di chi resiste sopra i tetti dei CPR, di chi attraversa le frontiere senza documenti, di chi si rivolta nelle prigioni e sul lavoro, di chi resiste agli sgomberi, di chi difende i territori.

Sappiamo bene che l’antifascismo e l’autodifesa non può essere delegata a istituzioni e tribunali. Per questo stiamo dalla parte delle compagne che il 3 febbraio scorso, a Budapest, hanno deciso di scavalcare la barricata di paura e silenzio, riprendendosi lo spazio che era sotto assedio dai nazisti. Libertà per Ilaria, Maya, Tobias e Gabriele!

Per questo e per altro! Corteo antifascista in Campo San Giacomo ore 9.00

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[17/03] Inaugurazione L’Impronta – Serigrafia militante

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[19/01] Giornata di mobilitazione in solidarietà a Stecco

Vogliamo far sentire il nostro calore e la nostra solidarietà al compagno Stecco, arrestato dopo essersi dovuto nascondere per due anni a causa della macchina repressiva dello Stato.

Stecco è ora detenuto al carcere di Imperia per vari cumuli di pena, conseguenza della sua militanza contro stato, carceri e capitale. Il 19 gennaio sarà a Trieste, per l’udienza di un processo che lo vedo coinvolto: un’occasione per fargli sentire la nostra vicinanza e ribadire una volta di più la nostra complicità con le lotte che ha portato avanti. Il fatto che gli viene contestato, per cui tra l’altro sono già stati/e assolti/e altri/e compagni/e, fu un’iniziativa che si tenne il primo maggio del 2021, in piena “emergenza” covid, per denunciare i massacri nelle carceri, la gestione autoritaria dell’epidemia, la strage di stato voluta da Confindustria.

Sappiamo che condanne, tribunali e carcere sono frutto di una società ingiusta, che avvita le questioni sociali sulle responsabilità individuali del singolo, fino a scaricare su ognuno ed ognuna di noi la colpa di vivere in un mondo di miseria e devastazione.

Stecco, come tante e tanti, non si è arreso e a testa alta ha continuato a lottare, consapevole che forse, a un certo punto, sarebbe arrivato il conto. Il minimo che si può fare è stargli vicino, portargli solidarietà, rilanciare con forza la giustezza delle lotte che ha affrontato.

Da troppi anni la repressione avanza senza freni, la rete del controllo è sempre più opprimente, le condanne per reati “politici” sono sempre più pesanti. La macchina repressiva schiaccia e opprime chi non accetta un mondo basato sullo sfruttamento, sulla guerra e sulla devastazione del territorio a favore del profitto. Stiamo pagando con la nostra libertà la difesa del sogno rivoluzionario, la lotta per una società libera da ogni forma di dominazione e rispettosa del vivente.

La loro repressione non ci deve spaventare: più le tenaglie si stringono, più vogliamo far crescere compatta e solidale la nostra rabbia.

Diciannove gennaio, a fianco di Stecco!

Presenza solidale – Tribunale di Trieste
Promossa dall’Assemblea contro il Carcere e la Repressione
Ore 11 (in concomitanza con un’udienza di Stecco)
e a seguire, ore 14, presidio sotto il carcere del Coroneo

Serata Benefit – Bibitando e Magnando (via dell’Istria, 24)
Dalle 18, cena e musica con Phoenix Collective, Minoranza di Uno, Dj Sordo, Maria Randagia e Vecchia Volpe!

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[16/12] Mostre & fiere – freakshow di e con Filo Sottile [Smarza Pride]

SABATO 16 DICEMBRE, ORE 17.30, Via Tarabocchia 3, Trieste

“C’è vita fuori dalle caselle M e F. Irregolari in terre di nessuno. Occupanti delle zone di confine. Fuorilegge fra le tagliole dei generi.”

Che cosa sia Mostre & Fiere lo potete leggere qua, dalle parole della sua autrice, ideatrice e attrice, Filomena “Filo” Sottile.

Perché abbiamo chiesto a Filo di mettere in scena questo spettacolo – nella consueta difficoltà che caratterizza ogni tentativo di trovare una casa a iniziative come questa a Trieste – è invece una domanda a cui tentiamo di rispondere noi con qualche appunto volante:

  • perché se non proviamo a parlare di corpi, autodeterminazione e sessualità, che ci stiamo a fare?
  • perché, in modo irriverente, divertente e intelligente, questo spettacolo è un assalto alla Norma e al binarismo.
  • perché l’arte, nella forma che preferite, ci continua a sembrare il miglior punto di partenza per riflettere e lottare assieme.
  • perché qualcunə di noi l’ha visto, questo show, e ne è ancora innamoratə.
  • perché Mostre & Fiere, soprattutto, parla di noi!
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[15/12] Dall’antimilitarismo a Radio Alice e ancora più in là

VENERDÌ 15 DICEMBRE, ORE 18.30, CASA DEL POPOLO DI SOTTOLONGERA (Via Masaccio 24, Trieste – linee 35 e 35/)

«Io non spero più in chi ha identità consolidate e si considera compagno. Io spero in chi arriverà. Guardo alle persone giovani. Spero che questo libro non finisca in mano al ceto politico della “sinistra” ma a tutte altre persone. Tutte le esperienze che stai raccontando sono esperienze radicali, rigorose, ma mai settarie, lì c’è il segreto del loro successo. Sia la lotta per l’obiezione di coscienza che Radio Alice sono grandi contenitori di differenze che però le hanno anche sapute valorizzare. Tutto questo è oro.»

Attivista nel Belìce post terremoto, avanguardia nella lotta per l’obiezione di coscienza, obiettore in servizio civile a Trieste con Basaglia, cofondatore di Radio Alice ed eterno promotore dal basso dell’autonomia tecnologica: Valerio Minnella ha fatto molte cose e visto molta gente. Vi aspettiamo per conversare con lui, accompagnate da Filo Sottile, che insieme a Wu Ming 1 e allo stesso Valerio hanno creato in tre anni di lavoro questo «oggetto narrativo non identificato».

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[08/12] Stecco libero!

Da troppi anni la repressione avanza senza freni: la rete massiva del controllo è sempre più opprimente, le condanne per reati “politici” sono sempre più pesanti.
La macchina repressiva schiaccia da tutti i lati chi non accetta un mondo basato sullo sfruttamento, sulla guerra e sulla devastazione del territorio a favore del profitto.
Stiamo pagando con la nostra libertà la difesa del sogno rivoluzionario, la lotta per una società libera da ogni forma di dominazione e rispettosa del vivente.
La loro repressione non ci spaventa, più le tenaglie si stringono, più cresce compatta e solidale la nostra rabbia.

L’8 dicembre, alle ore 16.00, saremo in Piazza Sant’Antonio in solidarietà a Stecco e a tutti i detenuti e detenute delle carceri. In sostegno di chi ancora alza la testa lottando per la libertà di tutti e tutte.

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[26/10] Presentazione “Appello ai colibrì. Contro i nuovi OGM e l’agricoltura 4.0”

[giovedì 26 ottobre, 18:30, “Bibitando e Magnando” – Via Dell’ Istria, 24 -Trieste]
Presentazione della fanzine “Appello ai colibrì. Contro i nuovi OGM e l’agricoltura 4.0”, a cura del Collettivo Terra e libertà. A seguire discussione e aperitivo!
Nel “decreto siccità” approvato lo scorso maggio è stata inserita una norma che sdogana i nuovi OGM (in Italia ora chiamati “tecniche di evoluzione assistita”), permettendone la sperimentazione in campo aperto. La Commissione europea si muove nella stessa direzione. Di fronte al degrado ambientale che esse stesse hanno provocato, le tecnoscienze e l’industria continuano a pretendere di fornire false soluzioni, con progetti volti in realtà a mantenere i loro profitti a scapito dei territori e delle loro popolazioni, che subiranno i disastri “collaterali”.
Mentre la trasformazione dell’agricoltura in industria è una storia antica, le biotecnologie e la digitalizzazione minacciano di sottrarre definitivamente alle persone il rapporto con la terra, il controllo sulla produzione dei propri mezzi di sussistenza e di conseguenza qualsiasi autonomia possibile, condannandoci a una dipendenza radicale. 
Vorremmo che questa presentazione possa essere un’occasione di formazione autogestita su un tema quasi assente nel dibattito pubblico, e l’occasione per iniziare una discussione che veda unite le varie forme di devastazione che ci assediano e le persone che provano a resistervi.
In concomitanza, sarà esposta la mostra itinerante “Terra”, della fotografa Iskra Coronelli, uno sguardo attraverso l’Italia negli ultimi 10 anni, tra piccole storie e l’impatto di grandi opere sul territorio.
Ci sarà anche da sbecolare a offerta libera, per dare un supporto a chi ci ospita!
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[22/10] Incontro pubblico sulle grandi navi

Negli ultimi anni a Trieste si parla con sempre maggior insistenza di grandi progetti di sviluppo, opere faraoniche che dovrebbero “(ri)lanciare l’economia”, in particolare il porto, aumentandone la capacità recettiva ed il turismo di massa, già in evidente e rapida crescita. Le trasformazioni strutturali necessarie per quel rilancio ci portano però a seguire un modello di sviluppo della città insostenibile, sia dal punto di vista ambientale che socio-economico; basato unicamente sulla creazione di profitto per poche aziende (e per i loro dirigenti) a discapito delle persone che abitano la città.

È sotto gli occhi di tutti e tutte l’impatto delle navi crociera: dal centro costantemente invaso di pullman e turisti/e alle nubi nere che si lasciano dietro quando ripartono. Non contento, l’estate scorsa il sindaco Dipiazza dichiarò di voler costruire infrastrutture per far attraccare fino a 8 navi passeggeri allo stesso tempo. Un disastro non solo ambientale e sanitario – una sola di queste navi inquina di più di tutte le auto in città, per cui le conseguenze sulla salute delle persone non si faranno attendere -, ma anche a livello sociale, dato che tale business porta quasi solo lavoro precario e perdita di territorio. Si pensi al lungomare triestino, ormai non più fruibile a chi vive città per permettere ai passeggeri delle crociere di prendere i pullman, ma anche al tipo di negozi che apriranno: di lusso, di souvenir e fast food, decisamente non necessità di chi la città la abita. Per non parlare dell’ovovia il cui obiettivo non detto è quello di trasportare queste migliaia di turisti/e in Carso e poi a Venezia con la scusa di non intasare la strada Costiera, ma disboscando e sventrando il bosco Bovedo nel processo.

Gli esempi di città che si stanno ribellando a questo modello di turismo mordi e fuggi sono molti, così come i Comuni che hanno iniziato a limitare il numero di navi da crociera viste le conseguenze nefaste: Venezia, Barcellona, Maiorca, etc. (vedi qui e qui).

Ma al Comune di Trieste non basta. Oltre al voler rendere il centro una mera attrazione turistica, si propone anche di espandere la portata del porto. Il 4 settembre è stata inaugurata qui da noi la MSC Nicola Mastro, una delle navi portacontainer più grandi che abbia mai attraccato nei porti italiani. E proprio per poter accogliere queste navi sempre più giganti verrà allungata una banchina di 100 metri e saranno comprate gru più moderne e di dimensioni maggiori. Il porto è sempre stato centrale a Trieste, ma il suo sviluppo non deve dipendere necessariamente da un suo potenziamento a dismisura, incurante degli enormi danni ambientali che comporta, e del generale peggioramento delle condizioni lavorative. Si pensi solo che la MSC è considerata dai suoi impiegati come una delle peggiori compagnie dove lavorare: abbandonarla è però difficile, visto che è una delle più potenti compagnie di trasporti marittimi.

Ci opponiamo a questo modello di sviluppo: basato sull’accumulazione di ricchezza di un ristretto gruppo di uomini d’affari che lucrano sullo sfruttamento del lavoro e la distruzione dell’ambiente. Un’altra via è possibile, una società più giusta e rispettosa, dove non vengano perseguiti i profitti privati ad ogni costo, ma difesi gli interessi collettivi.

All’aumento della capacità del porto non consegue necessariamente maggiore benessere e lavoro per chi abita la città; all’aumento a dismisura del turismo mordi e fuggi non segue un arricchimento della città né lo sbandierato aumento dell’occupazione.

Piuttosto dovremmo fermarci a riflettere su quali siano i bisogni di persone ed ambiente, costruendo un sistema che lavori a livello locale, diminuendo tutte le attività inquinanti e superando lo sfruttamento del lavoro. Ne va della nostra salute.

APRIRANNO IL DIBATTITO:
· Elena Gerebizza (Re:Common – inchiesta La Galassia MSC)
· Martin Valinger (Università di Lubiana – relazione tra città e i porti di Trieste, Koper e Rijeka)