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Da Trieste alla Val Maurienne: contro la devastazione del territorio, basta repressione preventiva!

Lo scorso weekend si è svolta in Val Maurienne un’importante iniziativa internazionale contro la linea ad alta velocità Torino-Lione: un weekend di mobilitazione per unire il lato francese e quello italiano in questa lotta contro la devastazione del territorio. A promuoverla, in prima linea, c’erano il movimento Le Soulevement de la Terre che da tempo porta avanti un percorso radicale su territori, grandi opere, ambiente e risorse idriche; e il movimento Notav, che da trent’anni si batte in Val Susa in difesa del territorio contro il mostro dell’alta velocità e le sue opere inutili, dannose e imposte.

Le giornate, nonostante l’imponente dispositivo di polizia, le interdizioni e gli impedimenti da parte della prefettura locale, la violenza, le granate e le piogge di lacrimogeni, si sono rivelate un successo che – nella varietà delle pratiche – hanno saputo mettere a confronto compagnx di diverse provenienze e in campo pratiche radicali di lotta politica.

Vogliamo però denunciare l’ennesimo episodio di repressione amministrativa, che ha riguardato centinaia di compagnx, tra cui sei triestini, che avevano intenzione di unirsi alla mobilitazione. All frontiera italo-francese, infatti, diverse persone si sono viste notificare un “Refus de entree”, una misura amministrativa di interdizione all’ingresso nel territorio francese motivata con due ragioni: la radicalità del movimento Le Soulevement de la Terra, considerato in sostanza eversivo e di cui, proprio in queste ore, si è deciso lo scioglimento da parte delle istituzioni francesi; la pericolosità delle persone interessate dal provvedimento che sarebbero una minaccia per l’ordine e la sicurezza pubblica.

Queste segnalazioni, raccolte ad arte dalle varie questure italiane per compilare delle vere e proprio liste di proscrizione, si basano su variegati momenti di lotta politica, che in molti casi non hanno neanche portato a imputazioni: si tratta dunque di annotazioni discrezionali da parte di organi di polizia, che non permettono alcun tipo di garanzia e difesa. Uno sbirro annota, decidendo della tua pericolosità; da lì in poi la tua libertà di movimento e di manifestazione risulta compromessa. Ci chiediamo dove siano i garantisti in queste occasioni!

Il tutto avviene in una frontiera già pesantemente sorvegliata in senso etnico, che vede continuamente respingimenti ed espulsioni di persone migranti in movimento: una pratica che si sedimenta e rende sempre più visibile il regime della frontiera, come filtro e macchina di controllo dello stato.

Vogliamo dunque denunciare questa deriva repressiva, che fa della prevenzione e della pratica amministrativa il suo strumento fondamentale. Un controllo soft, ma sempre più esteso, che pesa sulle teste di tuttx!

Se siamo delle minacce all’ordine pubblico – ovvero al sistema che garantisce e protegge la devastazione dei territori, il respingimento dei migranti, il profitto dei pochi – lo accettiamo senz’altro; ma respingiamo con forza la schedatura di massa e il controllo poliziesco, che sono la vera minaccia che incombe!