È morta un’altra vita, Moussa, un giovane guineano, mentre la speranza gli muoveva le gambe tra gli ultimi ostacoli del tritacarne, sulla frontiera del Monginevro, lunedì.
Sta morendo un’altra vita, un giovane pakistano caduto in un cantiere, trasportato come macerie da nascondere mentre lavorava sfruttato a Trieste, martedì.
All’atrofia della conta asettica delle morti, alla catatonia dell’impotenza e della paura, rispondiamo con la passione, le lacrime e la rabbia: rifacciamo scorrere l’esigenza di giustizia nelle vene, il coraggio per cui anche sotto regime si può rispondere, la generosità che il privilegio ci concede di usare.
Rispondiamo unite e determinate sull’origine di tutto ciò: la frontiera. Rispondiamo per noi stesse, per la nostra umanità. Rispondiamo perché è intollerabile che esista questo tritacarne fatto per fornire vita esauste e sfruttabili al capitalismo occidentale.
Che tutte sentano il momento, perché il numero determina la portata: per la prima volta ci troviamo a disturbare la frontiera orientale.
Visibilizziamo quel simbolo di morte, aperto solo a merci e documenti accettabili, chiuso alla speranza di un’esistenza migliore. Per la vita, per l’umanità, perché unite si deve e si può reagire.
Venerdì 11/08 ore 19:00 // piazza Libertà, assemblea pubblica
Domenica 13/08 ore 18:00 // parcheggio della frontiera di Fernetti, presidio