“Il senso di frustrazione, ansia, impotenza, solitudine è qualcosa che ci è famigliare, ma che non vogliamo accettare.
Qualcosa che vogliamo combattere con l’aggregazione, la solidarietà, il mutuo appoggio e l’autogestione.
Qualcosa a cui ci vogliamo opporre stando insieme, partendo dalla piazza del rione più popoloso e storicamente più popolare, operaio e combattivo di Trieste: Campo San Giacomo.
Ci troviamo tutti i martedì, dalle 18, in piazza, per un bicchiere in compagnia, un po’ di musica e tutte le attività che ci verranno in mente, decidendo assieme come vivere i nostri rioni.”
Sono queste le parole con cui un anno fa si chiudeva il testo di lancio del primo Burjana Outdoor.
Innanzitutto, non sapevamo che avremmo passato tutti – ma proprio tutti – i martedì dei successivi quattro mesi in quell’angolo della piazza, tra musica, biciclette da riparare, birrette e tante, tante chiacchiere sul mondo che ci circonda, i nostri desideri per futuri diversi e i mezzi per raggiungerli.
Vorremmo dire che in un anno tante cose sono cambiate nella nostra città, e forse è così, ma non possiamo certo dire che siano cambiate per il meglio.
La politica istituzionale è ormai tutta piegata al turismo di massa e alle grandi navi, che siamo fieri di aver “scippato” a Venezia, in modo che vengano a inquinare e i turisti a invadere la nostra città; una città sempre più vetrina e dove il centro è sempre più inaccessibile per chi abita fuori da esso. Tutto deciso in nome della messa a valore di ogni angolo, di ogni pietra che di Trieste possa essere venduta al Dio denaro nelle sembianze di un ignaro, ma abbiente turista.
Una città dove il Comune continua a svendere il patrimonio pubblico (vero marchio di fabbrica del “regno” ventennale di Dipiazza) e non destina un euro di quelle rendite ai rioni periferici. Massima priorità alle statue.
Una destra cittadina che, in un mondo che sta letteralmente bruciando sotto i nostri piedi, insiste sul benessere che ci porterebbero le crociere, veri mostri dei mari, e fa le barricate attorno a un progetto dissennato come quello dell’ovovia.
Un rione dove vogliono toglierci il consultorio e l’ex-Pavan, ma stanno aprendo B&B come funghi e i prezzi delle case salgono alle stelle.
E mentre l’opinione pubblica, sospinta dai giornali locali, dibatte sul corretto prezzo di una fetta di torta, fuori dal perimetro urbano si consuma l’ultima tragedia della “vecchia” grande industria, con la Wärtsilä che da un anno almeno ha già le valigie pronte e fa quello che ogni multinazionale fa, cioè i propri cinici interessi, e nessuno si prende la briga di fare gli interessi degli operai – che sono anche quelli della città -, neppure gli operai stessi. Grande sdegno delle istituzioni e tutti già pronti a gettare la spugna con gran dignità, come diceva De Andrè.
Un potere cittadino ormai sempre più sfacciato, come quando, qualche giorno fa, il sindaco, a proposito di quel nuovo negozio che vende torte al costo di una cena di pesce, rimarcava senza pudore un semplice fatto che i più sembrano non voler (ancora) vedere: oggi a Trieste quella fetta di torta è paradigma perfetto della città che alcuni stanno costruendo: se c’hai i soldi te la mangi, se no, guardi fuori dalla vetrina. E si stupiscono pure se c’hai da ridire qualcosa su sta dinamica.
Evidentemente in questo modello di città gli spazi non legati al consumo non sono graditi, tollerati e neppure immaginabili. Un anno fa decidevamo di stare in piazza ogni settimana dopo aver perso la nostra prima sede. Era in parte una risposta a quel colpo subito, ma anche un modo per ricordarci di non rinchiuderci nelle nostre stanze, di sfuggire sempre da qualsiasi idea ghettizante di fortino o isola felice, perché crediamo essenziale restare coi piedi per terra, possibilmente in mezzo alla strada.
Adesso torniamo nella piazza che è la nostra seconda casa, perché siamo ancora più convinte che la città che stanno creando non è quella che vogliamo e sappiamo che in quella piazza incontreremo molte altre persone che lo pensano e vogliono organizzarsi per creare una città diversa e un mondo migliore. Che non vogliono fare la bella vita, ma vogliono una vita bella.
Perché si può iniziare a rovesciare il presente anche così: un martedì sera d’estate, in un angolo della piazza di un quartiere popolare, con un po’ di musica e un bicchiere in mano.
Ci vediamo martedì 13 giugno, alle 18:30, in Campo San Giacomo.
Ci vediamo al primo Burjana Outdoor. Di nuovo