Categories
Notizie e comunicati

Colpo su colpo, la rivolta è possibile

Mentre si accelerano i tempi di approvazione del decreto “elmetto e manganello” 1660, a Trieste si inaugurano le zone rosse e dalla Palestina giungono notizie di nuovi attacchi sionisti (nonostante la tregua), dal lager CPR di Gradisca ci giungono in queste settimane le ripetute grida dei prigionieri in rivolta.

Non si tratta, per noi, di episodi isolati, compartimenti stagni buoni per qualche indignazione. Vediamo invece, dietro tutto questo, la ferrea logica del capitalismo coloniale che, sostenendo ed armando un genocidio trasmesso in diretta televisiva, affina allo stesso tempo gli strumenti della guerra interna. Dal carcere ai CPR e dalle zone rosse ai decreti “sicurezza”, la crescente repressione politica e sociale sembra ormai l’unico orizzonte del nostro sguardo, difficile da volgere altrove.

Repressione che è anche guerra alle persone migranti e “straniere”, che uccide sul Mediterraneo e sulle rotte balcaniche (come dimenticare i tre ragazzi agonizzanti nei boschi della Bulgaria, nuovo cane da guardia dei sacri confini europei?), che tortura nei campi di detenzione come a Gradisca, in nome della linea del colore decisa e continuamente negoziata dai potenti lungo gli ultimi secoli e della classe. In altre parole, se sei non-biancə e/o poverə, diventi facilmente carne da macello ai confini, nei Cpr, nelle carceri minorili o per strada, magari inseguito e speronato da una macchina dei carabinieri.

Repressione che è anche guerra verso i nemici interni, una guerra per il profitto di pochi che va avanti da secoli, imperniata sulla macchina estrattiva di risorse, territori, forza lavoro, aree turistiche. La nuova miniera va sfruttata al meglio e per farlo deve calpestare chi le città le abita, ripulire le aree poco decorose, quelle che in un modo o nell’altro fanno resistenza al “progresso”, sorvegliare le strade e le piazze che non si conformano o si piegano. Come non vedere, in queste zone rosse (diciamo, per semplificare, Piazza Libertà, le rive, Barriera), nate su spinta dell’indignazione bottegaia e del sensazionalismo dei giornali, la creazione di zone cuscinetto a protezione del centro, dei palazzi del potere come della zona turistica per eccellenza?

Di fronte a questi scenari di guerra esterna ed interna, accogliamo la rivolta di chi resiste. Che siano i combattenti della resistenza palestinese, i disertori anonimi delle trincee imperialiste, i fratelli chiusi nella gabbie di Gradisca.

Nel Cpr, colpo dopo colpo, pezzo dopo pezzo, le gabbie vengono smantellate dai prigionieri in rivolta: dopo giorni di proteste, un’intera sezione è ormai inagibile, posti sottratti alla tortura di stato dalla lotta, con cui fraternizziamo. Ne sappiamo il prezzo ed è per questo che ne diamo voce, in questi tempi dove pare sempre più difficile ribellarsi. La rivolta è possibile, ce lo insegna chi non ha più niente da perdere.

Categories
Notizie e comunicati

w il turismo!

Dipiazza e giunta gioiscono delle migliaia di turisti che, in città per uno o due giorni, saturano le vie del centro, riempiono i baretti della Trieste che si vende al capitalismo del turismo di massa e diventano, nell’immaginario dei venditori di fumo, la salvezza dell’economia cittadina, il benessere per tutti e tutte, soldi alla città!

Ma come sempre quando si parla di facili entrate lo sono solo per qualcuno: padroni, corporations e banche. A* cittadin* rimangono i problemi: le vie affollate, i prezzi che salgono, le zone della città diventate inaccessibili e sempre di più la carenza di case.

È chiaro, rende di più affittare per pochi giorni a prezzi folli piuttosto che per lunghi periodi, e quindi via – come in tante altre città prima di noi – gli e le abitanti dal centro, semicentro, “zone di pregio”. Che sia dato tutto in pasto ai capitali, che sia tutto messo a massima rendita, e chissenefrega di chi qui vive, che si arrangi, che vada fuori dal centro, che si rassegni ad indebitarsi!