Lo scorso weekend si è svolta in Val Maurienne un’importante iniziativa internazionale contro la linea ad alta velocità Torino-Lione: un weekend di mobilitazione per unire il lato francese e quello italiano in questa lotta contro la devastazione del territorio. A promuoverla, in prima linea, c’erano il movimento Le Soulevement de la Terre che da tempo porta avanti un percorso radicale su territori, grandi opere, ambiente e risorse idriche; e il movimento Notav, che da trent’anni si batte in Val Susa in difesa del territorio contro il mostro dell’alta velocità e le sue opere inutili, dannose e imposte.
Le giornate, nonostante l’imponente dispositivo di polizia, le interdizioni e gli impedimenti da parte della prefettura locale, la violenza, le granate e le piogge di lacrimogeni, si sono rivelate un successo che – nella varietà delle pratiche – hanno saputo mettere a confronto compagnx di diverse provenienze e in campo pratiche radicali di lotta politica.
Vogliamo però denunciare l’ennesimo episodio di repressione amministrativa, che ha riguardato centinaia di compagnx, tra cui sei triestini, che avevano intenzione di unirsi alla mobilitazione. All frontiera italo-francese, infatti, diverse persone si sono viste notificare un “Refus de entree”, una misura amministrativa di interdizione all’ingresso nel territorio francese motivata con due ragioni: la radicalità del movimento Le Soulevement de la Terra, considerato in sostanza eversivo e di cui, proprio in queste ore, si è deciso lo scioglimento da parte delle istituzioni francesi; la pericolosità delle persone interessate dal provvedimento che sarebbero una minaccia per l’ordine e la sicurezza pubblica.
Queste segnalazioni, raccolte ad arte dalle varie questure italiane per compilare delle vere e proprio liste di proscrizione, si basano su variegati momenti di lotta politica, che in molti casi non hanno neanche portato a imputazioni: si tratta dunque di annotazioni discrezionali da parte di organi di polizia, che non permettono alcun tipo di garanzia e difesa. Uno sbirro annota, decidendo della tua pericolosità; da lì in poi la tua libertà di movimento e di manifestazione risulta compromessa. Ci chiediamo dove siano i garantisti in queste occasioni!
Il tutto avviene in una frontiera già pesantemente sorvegliata in senso etnico, che vede continuamente respingimenti ed espulsioni di persone migranti in movimento: una pratica che si sedimenta e rende sempre più visibile il regime della frontiera, come filtro e macchina di controllo dello stato.
Vogliamo dunque denunciare questa deriva repressiva, che fa della prevenzione e della pratica amministrativa il suo strumento fondamentale. Un controllo soft, ma sempre più esteso, che pesa sulle teste di tuttx!
Se siamo delle minacce all’ordine pubblico – ovvero al sistema che garantisce e protegge la devastazione dei territori, il respingimento dei migranti, il profitto dei pochi – lo accettiamo senz’altro; ma respingiamo con forza la schedatura di massa e il controllo poliziesco, che sono la vera minaccia che incombe!
“Il senso di frustrazione, ansia, impotenza, solitudine è qualcosa che ci è famigliare, ma che non vogliamo accettare.
Qualcosa che vogliamo combattere con l’aggregazione, la solidarietà, il mutuo appoggio e l’autogestione.
Qualcosa a cui ci vogliamo opporre stando insieme, partendo dalla piazza del rione più popoloso e storicamente più popolare, operaio e combattivo di Trieste: Campo San Giacomo.
Ci troviamo tutti i martedì, dalle 18, in piazza, per un bicchiere in compagnia, un po’ di musica e tutte le attività che ci verranno in mente, decidendo assieme come vivere i nostri rioni.”
Sono queste le parole con cui un anno fa si chiudeva il testo di lancio del primo Burjana Outdoor.
Innanzitutto, non sapevamo che avremmo passato tutti – ma proprio tutti – i martedì dei successivi quattro mesi in quell’angolo della piazza, tra musica, biciclette da riparare, birrette e tante, tante chiacchiere sul mondo che ci circonda, i nostri desideri per futuri diversi e i mezzi per raggiungerli.
Vorremmo dire che in un anno tante cose sono cambiate nella nostra città, e forse è così, ma non possiamo certo dire che siano cambiate per il meglio.
La politica istituzionale è ormai tutta piegata al turismo di massa e alle grandi navi, che siamo fieri di aver “scippato” a Venezia, in modo che vengano a inquinare e i turisti a invadere la nostra città; una città sempre più vetrina e dove il centro è sempre più inaccessibile per chi abita fuori da esso. Tutto deciso in nome della messa a valore di ogni angolo, di ogni pietra che di Trieste possa essere venduta al Dio denaro nelle sembianze di un ignaro, ma abbiente turista.
Una città dove il Comune continua a svendere il patrimonio pubblico (vero marchio di fabbrica del “regno” ventennale di Dipiazza) e non destina un euro di quelle rendite ai rioni periferici. Massima priorità alle statue.
Una destra cittadina che, in un mondo che sta letteralmente bruciando sotto i nostri piedi, insiste sul benessere che ci porterebbero le crociere, veri mostri dei mari, e fa le barricate attorno a un progetto dissennato come quello dell’ovovia.
Un rione dove vogliono toglierci il consultorio e l’ex-Pavan, ma stanno aprendo B&B come funghi e i prezzi delle case salgono alle stelle.
E mentre l’opinione pubblica, sospinta dai giornali locali, dibatte sul corretto prezzo di una fetta di torta, fuori dal perimetro urbano si consuma l’ultima tragedia della “vecchia” grande industria, con la Wärtsilä che da un anno almeno ha già le valigie pronte e fa quello che ogni multinazionale fa, cioè i propri cinici interessi, e nessuno si prende la briga di fare gli interessi degli operai – che sono anche quelli della città -, neppure gli operai stessi. Grande sdegno delle istituzioni e tutti già pronti a gettare la spugna con gran dignità, come diceva De Andrè.
Un potere cittadino ormai sempre più sfacciato, come quando, qualche giorno fa, il sindaco, a proposito di quel nuovo negozio che vende torte al costo di una cena di pesce, rimarcava senza pudore un semplice fatto che i più sembrano non voler (ancora) vedere: oggi a Trieste quella fetta di torta è paradigma perfetto della città che alcuni stanno costruendo: se c’hai i soldi te la mangi, se no, guardi fuori dalla vetrina. E si stupiscono pure se c’hai da ridire qualcosa su sta dinamica.
Evidentemente in questo modello di città gli spazi non legati al consumo non sono graditi, tollerati e neppure immaginabili. Un anno fa decidevamo di stare in piazza ogni settimana dopo aver perso la nostra prima sede. Era in parte una risposta a quel colpo subito, ma anche un modo per ricordarci di non rinchiuderci nelle nostre stanze, di sfuggire sempre da qualsiasi idea ghettizante di fortino o isola felice, perché crediamo essenziale restare coi piedi per terra, possibilmente in mezzo alla strada.
Adesso torniamo nella piazza che è la nostra seconda casa, perché siamo ancora più convinte che la città che stanno creando non è quella che vogliamo e sappiamo che in quella piazza incontreremo molte altre persone che lo pensano e vogliono organizzarsi per creare una città diversa e un mondo migliore. Che non vogliono fare la bella vita, ma vogliono una vita bella.
Perché si può iniziare a rovesciare il presente anche così: un martedì sera d’estate, in un angolo della piazza di un quartiere popolare, con un po’ di musica e un bicchiere in mano.
Ci vediamo martedì 13 giugno, alle 18:30, in Campo San Giacomo.
Ci vediamo al primo Burjana Outdoor. Di nuovo
Il riuscitissimo benefit dello scorso sabato aveva come obiettivo immediato raccogliere dei soldi per pagare delle spese legali. Spese imposte da un giudice a due compagn*, ma che noi abbiamo assunto immediatamente come collettività. Questo perché come qualcuno diceva l’altro giorno dal palco, “la prima e fondamentale funzione della repressione è quella di isolare, separare le responsabilità, colpire individualmente per ridurre il gesto politico a semplice comportamento illegale”. Ci vogliono sole, perché una comunità viva è infinitamente più difficile da addomesticare che degli individui soli.
Non è sempre facile comunicare cosa intendiamo quando diciamo “repressione”, soprattutto a chi non l’ha subita più o meno direttamente. Il concetto può essere astratto, ma è invece molto concreto e materiale l’insieme di dispositivi legali-polizieschi che tentano quasi quotidianamente di colpire determinati gruppi auto-organizzatisi dal basso, o semplicemente azioni e comportamenti di dissenso.
Un dissenso che per noi vuol dire la messa in campo di visioni del mondo diverse da quelle che i poteri statali ed economici cercano di imporci, tentativi di vivere una vita altra rispetto a quella che ogni giorno ci viene calata dall’alto.
In questo contesto, vorremo iniziare una discussione collettiva su come porci davanti a questi meccanismi repressivi, su come possiamo organizzarci meglio per resistere e per rispondere come comunità politica.
Per questo vi aspettiamo mercoledì 7 giugno alle 19 a San Giusto, per un momento di discussione e convivialità in cui iniziare a rispondere insieme a queste questioni.
Gli abitanti di Vrtojba (una città della regione di Goriška) da diversi anni si battono attivamente per la chiusura della base di asfaltatura locale, perché riduce la loro qualità di vita. I residenti non hanno nulla da guadagnare dalla base stessa, a parte gli effetti negativi sulla loro salute.
La base di asfaltatura è particolarmente problematica perché si trova proprio accanto alla città, inquinando gran parte del villaggio. I residenti locali chiedono quindi, giustamente, che la base venga chiusa e spostata altrove. Inizialmente hanno cercato di ottenere questo risultato attraverso i canali istituzionali, ma nonostante le promesse dei ministeri, dell’ispettorato e di altri soggetti politici, la questione non è andata da nessuna parte. Forse anche perché il proprietario della base di asfalto non è uno qualunque, ma la Kolektor Koling, una delle aziende più influenti in Slovenia. Mentre i residenti hanno deciso di adire le vie legali per esercitare ulteriori pressioni e informare l’opinione pubblica sugli sviluppi inaccettabili di Vrtojba, continua anche la mobilitazione: sabato 3 maggio si terrà una manifestazione per la chiusura della base di asfalto di Vrtojba, sul prato accanto alla base di asfalto.
Invitiamo tutti ad unirsi quindi alla manifestazione di Mladi za podnebno pravičnost (Youth for Climate Justice) e dei residenti locali, per dare supporto a questa lotta contro la devastazione del territorio!
Dopo i necessari giorni di ripiglio, ci teniamo a ringraziare pubblicamente tutte e tutti per l’ottima riuscita del concerto benefit di sabato scorso.
Benefit perfettamente riuscito in primis e soprattutto perché ha raggiunto l’obiettivo che si prefissava, cioè aiutare due compagnx a sostenere le spese legali del loro processo, una cifra ingente che grazie alla solidarietà di tuttx è ora possibile sostenere.
Quindi grazie di cuore a tutte le persone che sono venute a bere una birretta, pogare sottopalco, comprare una maglietta o una cartolina.
Grazie ovviamente ai gruppi, Liz Pegris, No So Far, Fanteria di Prima Linea e i nostri compagni della Minoranza di uno, grazie per l’energia e la carica che ci avete dato con la vostra musica.
Un grazie gigante e particolare a Stefano, per tutto, come sempre.
La solidarietà è un’arma e non smetteremo di affinarla, perché purtroppo in futuro ci servirà ancora.
TRIESTE HARDCORE, SMARZA PRIDE & BURJANA predstavljajo:
DOBRODELNI KONCERT PROTI REPRESIJI [Parkirisče Ausonia, Riva Traiana]
Zdaj je očitno, kako je italijanski državni aparat v zadnjih letih v Trstu in drugod zoper tovariše_ice izvedel pravo represivno križarsko vojno: z vsemi sredstvi, ki jih ima na voljo, se zdi, da je edini namen udariti po najbolj izpostavljenih subjektivitetah, da bi prestrašili in razdvajali realnosti, ki oživljajo tržaške trge in ulice.
Primeri so najbolj raznovrstni in domiselni: navedemo lahko popolno prepoved shoda 25. aprila, s sramotnim varnostnim spremstvom organov represije, kot tudi vedenje samega kvestorja (šefa policije v mestu), ki je pri komunikaciji s kvesturo (policijo) za lansko »Smarza Pride« parado ponosa paternalistično po eni strani prepričeval tovariše_ice o pomembnosti dogodka, po drugi pa podpisal predpise, ki so prepovedovali paradiranje na mestni obali, da bi zagotovili »pravilno opravljanje gospodarskih dejavnosti«.
V zadnjih letih smo zbrali neskončno število bolj ali manj očitnih primerov: v zvezi s tem se še vedno velja spomniti, kako se je digos (politična policija) zelo trudila, da do hardcore koncerta ni prišlo, ker so pritiskali na lastnike lokalov, kjer naj bi se dogodek zgodil. Razlog? Jasna bližina organizatorja skupinam, ki po njihovem mnenju pripadajo anarhističnemu gibanju.
Digos, kriminalisti in tožilstvo polnijo sodišča s spisi, ki so vredni domišljijske sage, mi pa se soočamo s pritiskom obtožb.
Povod za ta dobrodelni koncert je namreč sodba zaradi neupoštevanja uradne osebe, zoper dva tovariša, obsojena na podlagi domišljijskih pričevanj in skoraj neobstoječih dokazov.
Pričanj tovarišev_ic ob sojenju, ki so predstavila povsem drugačno dinamiko od tiste v zapisniku niso vzeli v obzir.
Ob prvih obsodbah, ki težijo na plečih nekaterih oseb, potrebno je tudi plačati visoke odvetniške stroške, smo se odločili_e, da nikogar ne pustimo samega!
Verjamemo, da je edini možni odgovor na to represivno klimo pripravljenost na druženje in prevzemanje, vsak po svojem občutku, pripravljenosti na izpostavljanje, da ne ostanejo edine tarče zgolj nekatere skupine ali posamezniki!
PRED, MED IN PO: Dj-Set Trash & more by Trieste Hardcore Crew + TBA
Naši koncerti so varen prostor za vse, zato fašističnega, rasističnega, seksističnega, homotransfobnega in žaljivega vedenja nasploh ne bomo tolerirali!
BENEFIT CONCERT AGAINST REPRESSION [Ausonia Parking Lot, Riva Traiana]
It is now blatant that these last years the Italian state has been on a stark repressive crusade against comrades, in Trieste as elsewhere. Using every means at its disposal, it seems that the only intent is to strike the most exposed subjects, with the hope of frightening and of dividing more and more the entities that bring life to the squares and streets of Trieste.
The recent cases are the most diverse and imaginative. We can cite the complete ban on the march of last April 25th, along with the shameful security management by the law enforcement officers on that day, or the paternalistic attitude of the police commissioner himself who, during the communication regarding last year’s Smarza Pride at the police headquarters, on the one hand reassured our comrades of the importance of the event and on the other signed the prescriptions prohibiting demonstrations along the shores of Trieste, to ensure “the proper course of economic initiatives.”
We have collected an infinity of more or less clamorous examples of the sort in recent years. More recently, it is worth remembering how the digos went to great lengths to ensure that a hardcore concert would not take place, going as far as putting pressure on the managers of the booked venue. For what reason? The organizers being in cahoots with groups who, according to them, are part of the anarchist area.
The Digos, anti-crime and prosecutors’ offices fill the courts with files worthy of a fantasy saga, piling complaints and lawsuits on our backs.
The specific motivation for this benefit concert is a sentence for contempt of a public official, against two comrades who were convicted on the basis of fanciful testimonies and virtually non-existent evidence. The testimonies given by comrades at the trial, that exposed completely different dynamics from those recounted in the minutes, were obviously disbelieved.
At this point, with the first sentences already weighing on our comrades, lawyers’ fees have to be paid… but we decided not to leave anyone on their own!
We strongly believe that the only possible response to this repressive climate is the desire to create networks and, each according to their sensibility, to expose themselves in solidarity, in order not to leave any group or individual be the only target!
TRIESTE HARDCORE, SMARZA PRIDE & BURJANA presentano:
CONCERTO BENEFIT CONTRO LA REPRESSIONE [Riva Traiana, Parcheggio Ausonia]
Appare ormai evidente come l’apparato statale, negli ultimi anni, abbia messo in atto una vera e propria crociata repressiva nei confronti dellə compagnə, a Trieste come altrove: con ogni mezzo a propria disposizione, sembra che l’unico intento sia quello di colpire i soggetti più esposti con la speranza di spaventare e dividere sempre più le realtà che animano le piazze e le strade triestine.
I casi sono i più disparati e fantasiosi: possiamo citare il divieto totale al corteo del 25 aprile scorso, con annessa la vergognosa gestione securitaria delle forze del disordine, come il comportamento tenuto dal questore stesso, che durante la comunicazione in questura dello scorso Smarza Pride, con fare paternalistico, da un lato rassicurava lə compagnə sull’importanza della manifestazione e dall’altra firmava le prescrizioni che vietavano di manifestare lungo le rive di Trieste, per garantire “il corretto svolgimento delle iniziative economiche”.
Di esempi più o meno eclatanti, negli ultimi anni, ne abbiamo collezionati un’infinità: in proposito, vale ancora la pena ricordare come la digos si sia prodigata per far in modo che un concerto hardcore non avesse luogo, facendo pressione sui gestori del locale in cui doveva svolgersi la serata. La ragione? La chiara vicinanza dellə organizzatorə a gruppi, secondo loro, afferenti all’area anarchica.
Digos, anticrimine e procura riempono i tribunali di fascicoli degni di una saga fantasy e noi ci ritroviamo con denunce e processi a nostro carico.
L’occasione di questo benefit, nello specifico, è la pronuncia di una sentenza per oltraggio a pubblico ufficiale, a carico di due compagni, condannati sulla base di testimonianze fantasiose e prove pressoché inesistenti.Le testimonianze fornite dai compagni e dalle compagne in occasione del processo, che mettevano in luce dinamiche completamente diverse da quelle raccontate nei verbali, ovviamente non sono state credute.
Arrivatə a questo punto, con le prime sentenze che pesano sulle spalle di alcune persone, le parcelle dei legali vanno pagate e noi abbiamo scelto di non lasciarə nessunə da solə!
Crediamo che l’unica risposta possibile a questo clima repressivo sia la volontà di fare rete ed assumersi, ognunə secondo la propria sensibilità, la disponibilità ad esporsi, in modo da non lasciare alcuni gruppi o singolə individuə come unici bersagli!
PRIMA, DURANTE E DOPO: Dj-Set Trash & more by Trieste Hardcore Crew + TBA
I nostri concerti vogliono essere uno spazio sicuro per tuttx, quindi non saranno tollerati comportamenti fascisti, razzisti, maschilisti, omotransfobici, sessisti e abusanti.
Negli ultimi 30 anni il turismo mondiale da crociere è cresciuto esponenzialmente e costantemente: le 18 maggiori corporation oggi operanti hanno incrementato il loro traffico passeggeri di più di 25 volte rispetto agli anni ‘90 e prevedono un ulteriore incremento nel 2022-2023, con il post- pandemia.
Le navi più grandi possono ospitare più di 5000 passeggeri e 1000 membri dell’equipaggio, superano i 300m di lunghezza e sono definibili come vere e proprie città galleggianti. Al loro interno i passeggeri possono trovare: piscine, teatri, cinema ristoranti, negozi, spa, campi sportivi, lavanderie, ambulatori e persino zone deputate alla detenzione e obitori. Una settimana in crociera tutto incluso costa anche solo 400 euro, rendendole accessibili ad un’ampia fetta della popolazione. Negli ultimi 5 anni Trieste ha visto rapidamente incrementare il traffico crocieristico nel suo porto, raggiungendo nel 2019 i 177.400 passeggeri (diventando così in un solo anno il 7° porto crocieristico italiano, dal 10° che era), aumentati poi fino ai 238.557 nel 2021 e fino ai 424.531 nel 2022 (per 183 toccate). Secondo le previsioni della società Rispote Turismo, questi numeri rimarranno stabili nel 2023.
Un aumento consistente, quello già verificatosi, del traffico navale e passeggeri, sostenuto e auspicato da amministrazione, autorità portuale e confcommercio che lo descrivono come un generatore di posti di lavoro, investimenti e turismo, definendolo come una possibilità di rilancio dell’economia triestina.
Questa crescita esponenziale di presenze obbliga ad una seria e tempestiva riflessione sugli innumerevoli problemi causati dalle grandi navi alla città e all’ambiente, per non lasciarsi ingannare da quelli che sembrano facili profitti ed introiti garantiti, dimenticandosi in maniera più o meno consapevole degli effetti a lungo termine (e quindi dei costi) che questo settore comporta.
Negli ultimi 20 anni studi e report hanno sempre di più evidenziato le diverse criticità e falsi miti dell’industria crocieristica, sottolineandone sia l’elevato impatto ambientale sia le trasformazioni che causa al tessuto cittadino. Sottolineiamo qui una serie di punti critici a riguardo:
Proliferazione nei centri storici di attrazioni per turisti (air BnB, bar, ristoranti e negozi), allo stesso tempo che essi vengono svuotati di servizi per i residenti.
Il traffico in città aumenta a causa dei pullman usati per muovere le migliaia di persone imbarcate.
La città deve sobbarcarsi lo smaltimento dei rifiuti delle grandi navi, i rifornimenti di acqua e di generi alimentari. In alcuni casi si rende inoltre necessario realizzare dei lavori per adeguare le banchine all’arrivo di navi passeggeri così grandi.
L’arrivo delle grandi navi genera sì lavoro ma precario, sottopagato e altamente stagionale.
Proprio mentre tutti i Paesi europei si allontanano dal mercato crocieristico, l’Italia e Trieste in primis continuano invece ad investire in questo settore. Trieste e la sua amministrazione puntano sulle grandi navi come motore di sviluppo del turismo e dell’economia della città, senza dare risposte o formulare piani che considerino le perplessità espresse. Ciò riflette il generale disinteresse della giunta Dipiazza per ambiente e territorio, salute dei cittadini e sviluppo socio-economico della città.
L’assenza di una valutazione obbiettiva e pubblica di quali siano i costi legati alle grandi navi ed al turismo di massa è preoccupante, e se è vero che un’analisi puntuale su costi di gestione, impatto sul mercato del lavoro e sui prezzi di alimenti e case in città è lunga e complessa, quella sugli impatti ambientali e sulla salute dovrebbe essere, per un’amministrazione, più semplice, in quanto non solo esistono innumerevoli studi consultabili, ma anche enti preposti al controllo di qualità di aria e acqua che dovrebbero essere coinvolti.
Ci troviamo davanti un’amministrazione miope che punta allo specchietto per le allodole del numero di turisti portati in città, ma disinteressata alle necessità di cittadini e cittadine. La giunta Dipiazza continua a non affrontare le domande che da più di vent’anni vengono poste in tutto il mondo rispetto alle grandi navi: Quale impatto ambientale hanno (e conseguentemente quale impatto sulla salute dei cittadini)? Che posti di lavoro creano e quale impatto socio-economico determinano sulle città di destinazione?
Le 18 mega Corporations oggi operanti
A livello globale il settore crocieristico conta 18 Corporation principali, che armano e gestiscono le circa 50 compagnie crocieristiche che accorpano e le loro navi. Nel porto di Trieste troviamo imbarcazioni di 8 grandi compagnie (gestite da 3 Corporation) e 3 di società medio-piccole.
Come già espresso, uno dei maggiori problemi sollevati dall’esistenza stessa delle crociere è l’impatto ambientale e sulla salute da esse generato. Per cercare di dare una valutazione obbiettiva e facilmente comprensibile dell’inquinamento prodotto dalle navi, una società statunitense di protezione ambientale redige ogni anno delle pagelle per le maggiori Corporation, assegnando a ciascuna una valutazione media fatta in base a quattro criteri principali:
Trattamento delle acque nere e grigie: valuta se le compagnie abbiano installato e pubblicato i dati relativi all’uso di sistemi di trattamento delle acque reflue ad alta efficienza, piuttosto che scaricare in mare acque poco trattate.
Riduzione dell’inquinamento atmosferico: valuta se le navi siano state ri-equipaggiate per sfruttare le banchine elettrificate nei porti dove sono disponibili, usino il carburante a minor quantitativo di zolfo, o entrambe.
Rispetto delle normative sulla qualità dell’acqua: valuta quanto le compagnie crocieristiche abbiano violato tra il 2010 e il 2021 i nuovi standard, implementati in Alaska per una miglior protezione delle coste. Le compagnie sono state valutate con l’insufficienza se utilizzanti i sistemi di scrubber (ECGS) in quanto fonte di inquinamento tossico per le acque.
Trasparenza nel fornire informazione: denota quali compagnie abbiano risposto alle domande dell’agenzia riguardo le loro pratiche ambientali, e quali no.
Nel porto di Trieste attraccano navi appartenenti alle linee:
MSC Cruises
Costa
Carnival Cruise Line
Oceania Cruises
NCL Norwegian
Royal Caribbean
Posto che i dati necessari alle valutazioni provengo da porti di tutto il mondo, spicca come le valutazioni siano generalmente molto basse. In particolare, sono preoccupanti le valutazioni sugli sforzi fatti per ridurre la quantità di inquinamento atmosferico prodotto dalle compagnie operanti a Trieste: 3 insufficienze gravi e 3 appena sufficienti. Qui le banchine non sono elettrificate, le navi tengono quindi i motori accesi quando attraccate, producendo notevoli quantità di gas di scarico. L’elettrificazione delle banchine non è poi una soluzione necessariamente rispettosa di ambiente e salute, né poco costosa. Vorrebbe dire predisporre l’infrastruttura necessaria a portare notevoli quantità di energia elettrica fino al pieno centro delle città, dovendo quindi scavare e installare chilometri di cavi e strutture di controllo. Non solo, Il fabbisogno di energia elettrica dell’intera città di Trieste è di 150-160 Mva. Giovanni Piccoli, direttore reti AcegasApsAmga, ha affermato che per fornire le sole grandi navi di tutta l’energia loro necessaria Trieste dovrebbe incrementare di 80 Mva la sua disponibilità. È un incremento del 50%. Da dove proverrebbe l’energia per alimentare il sistema? Da quale fonte si ricaverebbe l’elettricità? Chi ammortizzerebbe i costi di installazione, manutenzione e mantenimento dell’opera?
Inquinanti di aria e acqua risultanti dalla presenza di grandi navi
Ogni nave produce inquinanti sia atmosferici che impattanti l’ambiente acquatico circostante.
Come evidenziato dalla figura, tra le principali emissioni in atmosfera troviamo i tipici inquinanti prodotti da ogni motore a combustione: gas serra ed altri inquinanti dell’aria tra cui: ossidi di azoto (NOx), di zolfo (SOx) e altro particolato microscopico (PM) tra cui particelle di carbonio (black carbon).
Per quanto riguarda invece l’ambiente circostante, il mare, gli inquinanti derivano da scarichi di acque reflue (grigie e nere), residui solidi, apporti di composti chimici dannosi (tra cui quelli utilizzati per le vernici antifoul), trasporto di organismi provenienti da altri ecosistemi (specie potenzialmente invasive), olii ed idrocarburi presenti nelle sentine.
Le navi da crociera non fanno eccezione nel produrre tutti gli elementi dannosi sopra elencati. Alcuni di questi vengono anzi emessi in percentuali molto più consistenti dalle grandi navi, di quanto non avvenga ad opera delle più grandi porta-container. In particolare: tutti gli inquinanti prodotti dai motori, che rimangono in funzione anche mentre attraccate in porto, quelli prodotti dalla vita a bordo di migliaia di persone e quelli derivanti dalla presenza di centinaia di navi in più nelle acque del Golfo.
Inquinanti di particolare interesse per la salute umana o dell’ambiente, derivati dalla presenza di grandi navi
Inquinamentoatmosferico
La tabella mostra come i maggiori problemi derivanti dalla presenza delle navi in porto siano lo scarico di ossidi di azoto e zolfo così come di altro particolato sottile. Questo è determinato dal continuo funzionamento dei motori diesel, che devono mantenere accese tutte le apparecchiature, frigoriferi, condizionatori e macchinari necessari al funzionamento della nave, anche quando questa è attraccata in porto.
Il particolato sottile è la controindicazione da grande nave con effetto maggiore e diretto sulla salute umana. A seconda del diametro le particelle vanno infatti a depositarsi più o meno in profondità nell’apparato respiratorio. É stato osservato come anche un esposizione limitata (1-2-giorni) ad elevate concentrazioni di PM10 (ossidi di azoto) e PM2,5 (ossidi di zolfo) possa causare bronchiti, asma e cambiamenti della funzione respiratoria. Un’esposizione prolungata, anche a basse concentrazioni, può invece provocare disturbi come tosse, diminuzione della capacità respiratoria, problemi al sistema cardiovascolare fino ad arrivare a causare tumori e complicazioni gravi soprattutto in soggetti asmatici, anziani o bambini sotto i 12 anni.
Analisi della qualità dell’aria effettuate nei maggiori porti europei dimostrano come le quantità di ossidi di azoto (NOx) e di zolfo (SOx) emesse nei porti crocieristici siano, rispetto alle emissioni del traffico veicolare cittadino, come minimo pari nel caso del primo; sempre di gran lunga superiori nel caso del secondo.
Gli ossidi di azoto sono quelli le cui emissioni sono più contenute, arrivando solo in città medio piccole a superare quelle del traffico.
Gli ossidi di zolfo sono invece emessi a concentrazioni molto più elevate, anche dopo l’entrata in vigore della normativa 2020, che richiede l’uso di combustibile a minor concentrazione di zolfo. Dati del 2017 evidenziano come 203 navi da crociera da sole abbiano emesso 20 volte più ossidi di zolfo lungo le coste europee di quanto non abbiano fatto i più di 216 milioni di autoveicoli presenti in Unione Europea.
Anche considerando che i dati 2022 rileveranno una quantità inferiore di SOx emessi, grazie all’entrata in vigore di norme più stringenti, è evidente come l’inquinamento prodotto da questi mostri del mare rimanga estremamente superiore a quello già caratterizzante le nostre città. Essendo poi gli ossidi zolfo un PM2,5 sono anche quelli con rischi maggiori per la salute.
Calcoli effettuati con dati forniti dall’agenzia europea dei trasporti, dimostrano come per Trieste le emissioni di NOx delle 224 crociere arrivate nella stagione 2022 superino di 3 volte quelle del traffico veicolare mentre quelle di SOx di 45,9 volte.
Anche non considerando la salute delle persone e dell’ambiente dovrebbero preoccupare i costi di gestione della sanità per una città inevitabilmente sempre più ammalata.
Inquinantimarini
La stessa Agenzia Europea per l’Ambiente definisce quella della contaminazione dei mari europei “una sfida di larga scala”, scrivendo che “servono ulteriori impegni nei confronti della riduzione degli scarichi o inquinamento accidentale di ogni tipo (incluso quello proveniente da navi) per ottenere un ambiente marino pulito e non tossico.”
Negli ultimi anni la tutela del mare e degli oceani è finalmente entrata nell’agenda politica, ne è stata segnalata la vulnerabilità e l’indispensabilità per la vita sul pianeta e sono state firmate alcune convenzioni di tutela degli ecosistemi marini. Il mare, oltre ad essere fonte cibo e svago è fondamentale regolatore del clima, delle correnti atmosferiche e temperature, produce da solo più del 50% dell’ossigeno che respiriamo ed è ecosistema complesso regolato da relazioni in molti casi ancora sconosciute.
Il Golfo di Trieste è il più a nord del Mediterraneo, è grande appena 550 km2 ed è profondo in media 16-18m uno specchio d’acqua minuscolo. É inoltre un ambiente già sottoposto a forti pressioni antropiche, ospitando tra gli altri i porti di Trieste e Capodistria, i cantieri navali di Monfalcone, la sua cartiera, la foce del fiume Isonzo e fino a poco tempo fa la ferriera di Trieste. Tutte queste attività mettono da decenni sotto pressione l’equilibrio dell’ecosistema, che già mostra una biodiversità in costante declino dagli anni ‘60 e ora anche forti segni di tropicalizzazione.
La presenza in rapida crescita delle grandi navi nel golfo non fa altro che esacerbare i problemi già causati da petroliere e porta container, attività industriali, di pesca, allevamento ed agricole, aggiungendone di nuovi non tipici delle navi commerciali. Queste città galleggianti imbarcano infatti una media di 3000 persone fra ospiti e membri dell’equipaggio, oltre a cabine e servizi igienici offrono ristoranti, piscine, lavanderie, saune e spa. Tutti questi comfort producono inquinanti come ogni ogni centro abitato: acque grigie e nere, immondizia e residui vari provenienti da detergenti, cibi, bevande eccetera, non emessi dalle navi commerciali.
I sistemi di depurazione e smaltimento presenti sulle crociere non possono garantire un filtraggio pari a quelli di terraferma. Vengono così introdotti nell’ambiente marino batteri, virus, nitrati ed altri elementi, materiali chimici tossici, diossina, micro e nano plastiche. Inoltre, nonostante le navi crociera rappresentino solo l’un percento del totale dell’industria navale mondiale, si stima che da sole producano fino ad un quarto di tutto il rifiuto, solo una parte del quale arriva ad essere smaltito in terra ferma.
In un Golfo poco profondo come quello di Trieste anche il movimento stesso dell’acqua, causato dalle turbine dei motori, può costituire un impatto considerevole. Studi svolti nei Caraibi hanno infatti dimostrato come i fondali situati a profondità inferiori ai 20 metri vengano perturbati dal passaggio delle navi, generando sospensione del sedimento e quindi aumento della torbidità dell’acqua e rimessa in circolo dei depositi di fondale (inclusi i metalli pesanti), arrivando anche allo sradicamento di piante sottomarine quando presenti.
Lasciano infine grosse perplessità anche i nuovi sistemi ECGS, sistemi per la depurazione del gas di scarico atti a ridurre la quantità di ossidi di zolfo rilasciata in atmosfera. Questi sistemi filtrano i composti dello zolfo dal gas di scarico utilizzando acqua di mare, che viene poi scaricata in mare o, nel migliore dei casi, ri-filtrata per isolare i composti di zolfo in essa presenti, generando un rifiuto tossico che viene poi smaltito a terra. Nel rapporto europeo sull’impatto ambientale del trasporto marittimo si indica come il 77% delle acque scaricate da navi consista proprio nelle acque di scarico dei sistemi a ECGS a circuito aperto, queste sono cariche di metalli pesanti e idrocarburi aromatici, pericolosi per l’ambiente e gli organismi marini.
ALCUNI DATI, INFORMAZIONI E SPIEGAZIONI AGGIUNTIVE
Particelle di carbonio (Black Carbon)
Con la combustione vengono rilasciate nell’aria minuscole particelle di carbonio, classificate come PM2,5 sono particelle estremamente volatili, pericolose per la salute e per l’ambiente.
Così come gli ossidi di Zolfo esse entrano facilmente nel sistema respiratorio, portando allo sviluppo o all’aggravarsi di malattie cardiovascolari, infarti, attacchi cardiaci e malattie respiratorie croniche come asma o bronchiti.
Disperse nell’ambiente inoltre sono le seconde maggiori contributrici al riscaldamento globale. Il carbonio è infatti estremamente efficiente nell’assorbire luce e calore (460-1500 volte più della CO2). Quando sospeso nell’atmosfera converte la luce del sole in calore, quando si deposita a terra è invece particolarmente problematico se depositato su neve o ghiacciai. In entrambi i casi il risultato è un innalzamento delle temperature, potenzialmente distruttivo soprattutto nelle regioni artiche.
Le particelle di carbonio rimangono sospese per relativamente poco tempo, prima di ricadere al suolo (e non essere così direttamente più responsabili di problemi cardiorespiratori): 4-12 giorni. Esse derivano per la maggior parte da combustibile ad uso domestico (51%) e vista la velocità di decadimento, negli anni sono state disposte normative sempre più stringenti per limitare l’uso di caminetti, stufe a legna e stufe a carbone o kerosene nelle città, proprio per tenere basso il livello di particelle di carbonio sospeso.
Trieste, che come tutte le città, ha un regolamento restrittivo nell’uso del combustibile domestico, per limitare l’inquinamento atmosferico da particelle di carbonio, non solo vede i suoi sforzi vanificati dalla costante presenza delle grandi navi, che continuano ad immettere carbonio in atmosfera, ma lo fa presentandole come una buona idea per la valorizzazione del proprio patrimonio artistico culturale ed ambientale.
Vernici Antifoul Ogni nave ha una verniciatura biocida che serve a limitare la crescita di organismi sullo scafo. Fino al 2008 le vernici antifouling contenevano elevate concentrazioni di TBT (tributilstagno), composto che si è scoperto avere gravi impatti sull’ambiente e conseguentemente se ne è vietato l’uso.
Oggi si usano per lo più composti a base di rame, meno tossici del TBT ma non per questo inoffensivi. Essi sono tossici anche per gli organismi che non ne sono target, possono causare inibizione della fotosintesi (in piante e alghe), mutazioni fino ad alterazione delle abilità riproduttive.
Gli effetti dello scioglimento e diffusione del rame in mare sono particolarmente gravi in bacini piccoli a lento ricambio d’acqua, dove l’accumulazione è più facile in quanto il tempo di esposizione degli organismi al minerale è più lungo. Rimanendo in sospensione il rame entra anche nella catena alimentare. Esso entra prima nel plankton (organismi animali e vegetali marini, per la stragrande maggioranza invisibili ad occhio nudo) che è base dell’alimentazione di molti organismi, come spugne e molluschi, che vengono a loro volta mangiati da animali più grandi come pesci e crostacei. Tramite questo processo di bioaccumulo le tossine arrivano dai mari al piatto.
Per quanto quello delle vernici antifouling sia un problema comune a tutte le imbarcazioni, le grandi navi acuiscono l’inquinamento da antifouling vicino alla costa, in quanto solitamente non attraccano in porti commerciali, ma a banchine più prossime ai centri abitati, e quindi a spiagge, mitilicolture ed aree marine protette.
Normativa 2020 Dal primo gennaio 2020 sono entrate in vigore le nuove norme della Convenzione Internazionale MARPOL (Annesso VI) dell’International Maritime Organization (IMO), ossia l’Agenzia Marittima delle Nazioni Unite, che obbligano ad utilizzare a livello mondiale carburanti navali con un contenuto di zolfo inferiore allo 0,5 % m/m (massa per massa). Lo scopo è quello di migliorare la qualità dell’aria e diminuire drasticamente l’inquinamento ambientale prodotto dalle navi commerciali che utilizzavano fino ad allora combustibile con tenore di zolfo al 3,5%. La normativa si applica a tutte le navi battenti bandiera, o che navigano entro la giurisdizione, di uno Stato parte della Convenzione MARPOL.
La normativa permette l’utilizzo di carburanti a tenore di zolfo superiore al 0,5% purché affiancati dall’uso di uno scrubber, ovvero un sistema di filtraggio che riduca le emissioni ad un livello pari a quello di navi che utilizzano carburanti a basso contenuto di zolfo.
La tendenza riscontrata per le navi con consumi di carburante più elevati (traghetti e crociere) è quella di installare sistemi di scrubber per continuare ad usare i più economici carburanti ad alto tenore di zolfo. Gli scrubber usano acqua di mari pompata attraverso specifici filtri per ripulire i gas di scarico, queste acque vengono poi rilasciate nell’ambiente circostante. Sono considerate acque inquinanti ed in alcuni stati parte della convenzione MARPOL ne è vietato lo scarico in porto o altre acqaue di pertinenza (es: Cina, Singapore, Alaska).
Calcoli relativi alle quantità di NOx e SOx emessi a Trieste Il dato su Trieste è una stima di quanti SOx e NOx siano stati prodotti nel 2022, è stato calcolato in base ai dati disponibili su Venezia (2017), aggiustandolo rispetto al numero di veicoli presenti a Trieste ed il numero di navi arrivato.
Una nave produce in media: 404,7 Kg di SOx e 8828,48 kg di NOx
Un’auto produce in media: 1,4 Kg di SOx e 3,9 Kg di NOx
I sistemi EGCS o scrubber
Dopo l’entrata in vigore del IMO Global Sulphur Cap il 1° gennaio 2020 gli armatori hanno dovuto o iniziare ad utilizzare carburanti con tenore di zolfo inferiore al 0,5% (prima fissato al 3%) o dotare le proprie navi di scrubber.
Gli scrubber o Exhaust Gas Cleaning Systems (ECGS) sono elementi cilindrici posizionati all’interno del camino di scarico, così che i gas passino attraverso una soluzione di acqua nebulizzata prima di essere espulsi. Gli ossidi di zolfo vengono catturati tramite 2 reazioni: una con l’acqua stessa che li dissolve, l’altra grazie alla reazione fra gli ossidi stessi e altre particelle alcaline (basiche) presenti naturalmente nell’acqua.
L’acqua usata negli scrubber si carica quindi di metalli pesanti (derivanti dall’ossidazione dello zolfo) e si acidifica, deve quindi essere a sua volta filtrata per catturare il più possibile dei metalli presenti e per riportarla ad un pH leggermente alcalino prima di poter essere scaricata.
Esistono diversi tipi di scrubber, adatti ad acque a salinità e temperature diverse, una differenza macroscopica nei diversi sistemi è tra quelli a circuito aperto (l’acqua di risulta è scaricata direttamente in mare) e chiuso (il rifiuto è smaltito a terra). Alcuni porti e nazioni nel mondo vietano in toto lo scarico delle acque provenienti dagli scrubber lungo le loro coste, per garantirne la protezione.
Le grandi navi sono, rispetto alle altre grandi imbarcazioni, tra le maggiori consumatrici di carburante e dopo il 2020 hanno per lo più installato sistemi di scrubber, piuttosto che utilizzare carburanti a minor concentrazione di zolfo (e più costosi). Il risultato è che la maggior parte delle acque scaricate dalle navi è oggi rappresentato da acque ricche di residui di questo filtraggio.
Inutile riaffermare come metalli pesanti e acque ricche di residui di gas di scarico siano dannose per l’ambiente. I sistemi scrubber offrono la possibilità di continuare ad usare carburanti altamente inquinanti che, per quanto ben funzionanti e rispettanti le normative, non rilasceranno mai acqua pulita, e vanno semplicemente a spostare il problema dell’inquinamento da zolfo dall’atmosfera al mare.
Dopo la disastrosa gestione del 25 aprile si sarebbe potuto credere che la questura avesse esaurito tutte le sue idee allucinanti. Invece no. Ieri a Burjana e Coordinamento no green pass sono state recapitate le prescrizioni per il Primo maggio, mostrando come all’assurdo non ci sia mai limite. Questa volta si sarebbe voluto vietare alle nostre realtà di portare un impianto in corteo, senza che i confederali battessero ciglio davanti a questo flagrante tentativo di limitare la libertà di manifestazione.
Usiamo il condizionale perché l’USB, a sua volta convocata per ricevere le prescrizioni, mobilitando immediatamente legali e giornalisti ha fatto pressione su Digos e Questura e, sottolineando l’assurdità e la gravità della situazione, è riuscita ad ottenere di poter utilizzare il proprio impianto seppur a “congrua distanza” dai confederali. Ieri l’USB ha inoltre deciso di aderire al nostro spezzone e quindi terminerà il corteo assieme a noi e allo spezzone anarchico in piazza Libertà.
In un clima di cosí plateale disinteresse della politica tutta e dell’economia per le necessitá e i diritti delle persone, è raccapricciante che CGIL, CISL e UIL, per il secondo anno di fila, abbiano cercato di imporre, attraverso la questura, la loro presenza in piazza nelle modalità congeniali esclusivamente a loro, tentando questa volta di silenziare quello spezzone sociale che già sanno essere antagonista tanto ai padroni quanto a chi con loro tratta servilmente.
Confederali: non ci farete tacere e se vi fa paura che si senta quello che abbiamo da dire, è forse perché in fondo sapete che abbiamo ragione. In un mondo di precarietà in aumento, crisi economica e ambientale non possiamo sentirci rappresentati da voi, che pacificate il conflitto sociale, che evitate lo scontro col potere, che silenziate le vere necessità delle sfruttate e gli sfruttati.