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w il turismo!

Dipiazza e giunta gioiscono delle migliaia di turisti che, in città per uno o due giorni, saturano le vie del centro, riempiono i baretti della Trieste che si vende al capitalismo del turismo di massa e diventano, nell’immaginario dei venditori di fumo, la salvezza dell’economia cittadina, il benessere per tutti e tutte, soldi alla città!

Ma come sempre quando si parla di facili entrate lo sono solo per qualcuno: padroni, corporations e banche. A* cittadin* rimangono i problemi: le vie affollate, i prezzi che salgono, le zone della città diventate inaccessibili e sempre di più la carenza di case.

È chiaro, rende di più affittare per pochi giorni a prezzi folli piuttosto che per lunghi periodi, e quindi via – come in tante altre città prima di noi – gli e le abitanti dal centro, semicentro, “zone di pregio”. Che sia dato tutto in pasto ai capitali, che sia tutto messo a massima rendita, e chissenefrega di chi qui vive, che si arrangi, che vada fuori dal centro, che si rassegni ad indebitarsi!

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[01/05] Primo Maggio – spezzone sociale contro carovita e gentrificazione!

Fine del mondo, fine del mese stessa lotta!

Il primo maggio, giorno simbolo della lotta di lavoratori e lavoratrici per ottenere salari, diritti e condizioni di lavoro migliori è quantomai importante ancora oggi e non come IL giorno di lotta, unico nell’anno in cui scendere in piazza, ma come UN giorno di lotta in cui è semplicemente più facile prendersi le strade.

Viviamo in un mondo in cui crisi energetica globale, conflitti sempre più disumanizzanti e la cieca rincorsa al profitto a ogni costo dominano politica e interresi capitalistici. Chissenefrega del clima, degli esseri viventi e della qualità della vita delle persone. La tutela del Profitto –privato– è oggi più che mai l’unico obbiettivo di governi e amministrazioni: lo vediamo in tutte le riforme, leggi e bonus creati ad-hoc per non intralciare gli interessi di grandi corporation e padroni.

Il Capitale deve crescere, non importa se grazie allo sfruttamento del territorio e delle sue risorse, alla compravendita di armi e morte o allo sfruttamento di lavoratori e lavoratrici.

La flessibilità del lavoro viene sbandierata come desiderabile e competitiva, meglio ancora se abbinata alla disponibilità di lavoratori e lavoratrici a essere sempre contattabili, dispost* a lavorare ore extra (gratis, chiaramente). I salari però restano al palo. Nel frattempo affitti e prezzi salgono ogni anno di più. Secondo i dati dell’IMF il 45% dell’inflazione da inizio 2022 a oggi è causata dall’aumento dei profitti: come al solito la famosa “crisi” significa impoverimento dei popoli per arricchire le tasche di pochi!

Anche nel piccolo della nostra città vediamo come politica e affaristi rincorrano solo il profitto a ogni costo: grandi navi e ovovia sono sbandierati dall’amministrazione comunale come l’un’occasione di ripresa economica della città. Si sceglie di inseguire il turismo di massa e la devastazione ambientale in cambio di impieghi sottopagati, stagionali e precari, mentre proprietari di alberghi, bar e ristoranti si riempiono al solito le tasche sulle nostre schiene. Stage non retribuiti, periodi di prova in nero mai rinnovati, orari di lavoro al limite dello schiavismo si nascondono dietro ogni offerta di lavoro.

Intanto i prezzi nel centro città diventano impossibili: affitti di monolocali o bilocali superano i mille euro, bettole e negozietti chiudono per dare posto a bar e alimentari di lusso a esclusivo uso e consumo dei turisti e di quella minuscola fetta di popolazione che può permetterseli. I rioni periferici sono invece ignorati, l* abitanti inascoltat* e svilit*.

La crisi climatica è causata in massima parte da chi sta seduto nelle stanze del potere e continua a foraggiare il mercato del fossile e quello delle armi, da chi per mettere un pugno di milioni nelle tasche del padrone di turno abbatte boschi, buca montagne e draga i mari, da chi continua a seguire il mito della crescita perenne. Siamo stanchi e stanche di pagare il prezzo della loro avidità, di veder eroso il nostro spazio di vita in città, sempre più schiacciato fuori dai quartieri da turistificare, fuori dai luoghi che devono essere per i ricchi, sempre più cementificato e grigio. Per cercare di farci stare zitti e zitte ci chiedono di tenere giù la testa a lavorare senza lamentarci, mentre la politica si serve della questura oliando e spingendo la macchina della repressione, come solo in anni molto bui ha osato fare in passato.

Il primo maggio saremo anche noi in piazza proprio per riprenderci una giornata di contestazione che è la nostra, dei lavoratori e delle lavoratrici, delle studentesse e dei disoccupati. Vogliamo ribadire chiaramente che c’è bisogno di forza, determinazione e cambiamenti radicali per affrontare le sfide sociali.

Basta cercare di rattoppare un sistema capitalista in crisi perenne, basta cercare di tutelare gli interessi dei ricchi del pianeta, basta politiche che scaricano su* ultim* i fallimenti di un modello economico disastroso. Non sono posizioni pacificatrici nei confronti dei governi che daranno risultati, ma un’opposizione tenace contro ogni prevaricazione.

Ci vediamo il primo maggio, con i sindacati di base e gli altri spezzoni movimentisti della città, ore 9 campo san Giacomo.

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Notizie e comunicati

Sempre al fianco di chi ancora ci crede, sempre al fianco di chi lotta!

Esprimiamo solidarietà e vicinanza alle compagne e ai compagni di Corsica, della Magni*fica, delle Favoloske e dello Studentato Occupato di Firenze, che continuano in questi ultimi mesi ed anni a tentare di resistere alla violenza poliziesca e a rispondere ad ogni sgombero. 
Scriviamo questo comunicato per due ragioni: da un lato dare una restituzione di ciò che sta accadendo a Firenze a chi non conosce una realtà geograficamente a noi distante ma che ha, per varie ragioni, delle linee di contatto estremamente marcate con quella triestina e, dall’altra, per dimostrare il più grande sostegno e vicinanza a chi continua a rispondere con determinazione, amore e rabbia alla repressione dello stato, che si fa in ogni angolo d’Italia sempre più violenta e pervasiva. 
Ma quali sono i fatti?
Le compagne della Magni*fica, per tre volte negli ultimi anni, hanno cercato di riprendersi spazi pubblici abbandonati per costituire una casa delle donne transfemminista, e per tre volte sono state sgomberate a suon di manganelli e repressione, spesso per svendere quegli stessi edifici pubblici a nuovi proprietari privati. 
Le Favoloske, invece, in seguito ad uno spumeggiante Pride anti-istituzionale e intersezionale il 30 settembre, hanno deciso di rianimare un ex circolo con una Taz (Zona Temporaneamente Autonoma) di una settimana, per mostrare alla città come ci sia bisogno di spazi sociali in cui costruire dibattiti, assemblee, momenti di socialità e festa collettiva. Le forze dell’ordine anche qui non si sono fatte attendere e dopo un paio di giorni hanno deciso di sgomberare con la forza quella che sarebbe in ogni caso stata un’occupazione temporanea (lo stato, patriarcale com’è,deve ogni tanto mostrare i muscoli per sopravvivere e autoalimentarsi).
Ad agosto anche lo Studentato Occupato è stato sgomberato, uno spazio che da anni garantiva il diritto allo studio a ragazze e ragazzi che i prezzi astronomici di una stanza in affitto in città non se li potevano permettere, in un contesto in cui le case dello studente — come accade anche a Trieste — sono diventate soltanto nuove occasioni di privatizzazione e profitto.
Risale a un paio di settimane fa invece lo sgombero, effettuato a pistole in mano, di una ex banca in via Gramsci, spazio liberato dalle compagne dell’occupazione Corsica. A marzo 2021 la storica occupazione di viale Corsica 81, una ex scuola abbandonata, era stata sgomberata per poi venire rasa al suolo, all’unico scopo di mettere il terreno a disposizione della speculazione edilizia. Ma chi quello spazio lo aveva vissuto non si è lasciata abbattere, e dopo un corteo rabbioso, l’occupazione del tetto e un presidio stabile a Rifredi — il loro quartiere, la loro casa — è stato occupato un nuovo edificio, abbandonato da ben 8 anni, a pochi passi dalla vecchia casa. Anche questo edificio, con la violenta spinta del cosiddetto “Antiterrorismo” — sempre più usato in modo generale contro il dissenso politico — , è stato sgomberato ad agosto di quest’anno.
Perché tanta violenza? Perché tanta repressione?
Sembra che certi palazzi preoccupino molto alle istituzioni unicamente quando vengono occupati e ridonati alla collettività per creare spazi abitativi e sociali, biblioteche popolari, aule studio e luoghi di incontro e confronto. Pare invece naturale che quegli stessi palazzi vengano lasciati a marcire lungo le strade delle nostre città, diventando carne da speculazione, con il conseguente aumento degli affitti, e costringendo sempre più ai margini chi ai margini è già costretta a vivere.
Punirne uno per educarne cento, si suol dire. Perché chi mostra che è possibile strappare spazi all’economia neoliberista, alla speculazione, alle etichette, al decoro, allo spreco, deve essere punita. Non è ovviamente quell’edificio vuoto che viene rianimato il problema, ma il fatto che si possa intravedere un’alternativa, una breccia, una possibilità di stare assieme e vivere in maniera diversa. Questo è ciò che il potere punisce, reprimendo chi osa provarci per spaventare chi non ha ancora iniziato a farlo.
Ma non è vittimismo quello che vogliamo esprimere in questo comunicato, anzi tutto l’opposto. Ciò che vogliamo raccontare è il percorso di chi, nonostante gli sgomberi, le violenze e la repressione, ci crede e ci prova ancora!
Hanno manganellato uno spezzone ad un Pride? La risposta è stata un Pride indipendente, anti-istituzionale e intersezionale che ha permesso a compagne queer provenienti da tutta Italia di incontrarsi e camminare assieme. Hanno sgomberato l’occupazione di Corsica? E proprio da lì nascono momenti di aggregazione in piazza, presidi, concerti nelle strade, cortei e nuove occupazioni.
Un movimento, quindi, che osa rispondere agli sgomberi, alle manganellate, alle denunce, con determinazione e solidarietà, creando sempre nuovi spazi e momenti di socialità. Perché dove volevano paura, hanno generato rabbia; dove volevano deserto, hanno generato nuove forze per andare avanti. 
Trieste come Firenze?
Firenze, la città della gentrificazione e del turismo, e quindi delle tante cittadine e cittadini costretti ad allontanarsi dal centro e a frequentarlo solo per farsi sfruttare da un’industria del turismo sempre più di lusso. La Firenze degli Hotel, dei ristoranti e dei negozi esclusivi; dei locali a prezzi stellari che nessuna lavoratrice con uno stipendio normale può frequentare. La Firenze in cui anche un buco di monolocale di 20 metri quadri non si trova a meno di 600/700 euro al mese. La Firenze in cui il centro va infiocchettato, cacciando qualsiasi socialità diversa da quella dei bar e della movida.
Ma ora che Trieste si incammina sulla tanto prospettata strada della “città turistica”, dove finirà? Dove finiranno gli ultimi? Dove finiranno le persone “normali” che semplicemente 700 euro per un monolocale e 5 euro per uno spritz non se li possono permettere? Una Trieste in cui gli spazi di socialità alternativa semplicemente non esistono, in cui ogni edificio vuoto in centro o rimane tale per specularci o diviene un Hotel, preferibilmente di lusso. Una Trieste dove i pochi spazi verdi stanno venendo anch’essi svenduti mentre i triestini si ritrovano sempre più allontanati dalla città a favore di turisti e navi da crociera.
E chi prova ad aprire Brecce? Anche qui viene represso e perseguitato. Per cosa? Per mostrare come un’alternativa non sia possibile, per mostrare come i criteri del dio mercato siano gli unici . 
Il Giardino che era stato liberato e reso utilizzabile qualche anno fa in zona Cavana è ritornato ad essere sterpaglia, e dicono ora che ci faranno un albergo (sì, un altro!). L’ex Sacra Osteria, occupata per creare uno spazio di socialità alternativa e sgomberata in poche ore, è ancora lì vuota e decadente dopo 4 anni. Chi cerca di portare concerti e musica alternativa in città non trova spazi, chi cerca di portare la politica nel centro tendenzialmente viene manganellato o denunciato, perché il salotto buono deve restare intoccabile e distante dalla realtà di una società in cui i poveri sono sempre più poveri, dove centinaia di persone dormono per strada ogni notte e dove la politica partitica è sempre più distante dai bisogni reali delle persone.
No, Trieste non è Firenze, ogni città ha le sue peculiarità, ma il processo di gentrificazione e turistificazione che ci troviamo davanti sembra seguire di pari passo quello delle grandi città turistiche come Firenze, Venezia e Roma. Anche qui però, c’è chi non ha intenzione di farsi intimidire, c’è chi intende crederci, lottare ancora e rispondere alle violenze e pressioni poliziesche. Non sempre è facile e non lo sarà nemmeno in futuro, ma è anche l’esempio che ci arriva da altri luoghi che ci da la spinta per continuare a provarci. 
Ribadiamo ancora una volta la nostra solidarietà e vicinanza alle compagne di Firenze, e con allegria condiviamo le notizie che da loro sono arrivate sabato scorso: “Oggi abbiamo aperto un altro posto, per soffiare via la sabbia. Un luogo per chi guarda con sconforto, ma senza rassegnazione, al deserto che avanza: vieni a disertare anche tu!”