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[13/04] Aspettando 25 aprile!
Il 25 aprile, come lo scorso anno, abbiamo deciso di lanciare un corteo antifascista. Crediamo che ricordare la liberazione non possa essere solo un momento rituale, ma debba invece essere l’occasione per attualizzare i temi dell’antifascismo militante. Le lotte in difesa dei territori, contro la devastazione ambientale, contro i confini e i CPR, contro la repressione, contro il sistema coloniale, capitalista e patriarcale; quest’anno, con il genocidio in corso a Gaza, ancor di più al fianco del popolo palestinese.
Ci vediamo il 13 aprile alle 16:00 in Campo San Giacomo, per parlare del corteo, stare un po’ assieme e discutere di quanto vogliamo portare in strada!
Sappiamo quali siano le condizioni del CPR di Gradisca, di ogni lager di quel tipo. La tortura e la segregazione sono il loro ordine di funzionamento. Lo vediamo quando cerchiamo di portare qualche pacco ai reclusi all’interno: forze di polizia di ogni tipo, in costante tenuta antisommossa, a governare la macchina dell’internamento e della deportazione con il manganello.
Sappiamo anche quanto i reclusi all’interno siano combattivi e resistenti: le rivolte sono continue, i tentativi di evasione si susseguono. Viva la libertà!
Scriviamo tutto questo perché sappiamo che in questi minuti due persone, in un tentativo di evasione, sono salite sul tetto, braccate dalle guardie sotto. Minacciano di gettarsi nel vuoto, a questo sono costretti. Ci sono proteste in corso.
Mandiamo il nostro caloroso abbraccio a tutti i reclusi, a tutti i resistenti. E che tutti sappiano, così almeno da evitare i loro maledetti insabbiamenti, il silenzio in cui vogliono confinare le vite tra quelle mura!
La giornata antifascista del 23 Settembre in Piazza San Antonio sarà un evento benefit a favore della cassa antirepressione.
La cassa triestina antirepressione è uno strumento utile a contribuire alla copertura delle spese legali delle inguaiatə di turno in un’ottica di solidarietà e responsabilità collettiva. Nella data del 23 si è deciso di organizzare una giornata antifascista a seguito dell’avvio delle indagini contro 8 antifasciste e antifascisti triestine accusate di numerosi reati per aver partecipato, assieme a tante altre, al corteo del 25 aprile a Trieste, prima scandalosamente vietato e poi vilmente manganellato dalla Questura di Trieste.
Combinando momenti di confronto e approfondimento a performance artistiche, vogliamo portare nel cuore della città il dibattito su cosa sia per noi l’antifascismo oggi e su cosa significa la repressione subita da movimenti e soggettività in vari contesti. Con tutto questo vogliamo ribadire l’importanza di non abbassare l’attenzione su temi che sono per noi centrali allo sviluppo di una società inclusiva.
PROGRAMMA DELLA GIORNATA:
ORE 17 // IL CATTIVO DI TURNO
Dibattito sul diritto penale del nemico
ORE 18: DIVIETO D’ACCESSO
Dibattito su migranti e frontiere
ORE 19: LIVE MUSIC
Esibizioni di vari generi musicali
[A breve maggiori informazioni sui dibattiti e sulle esibizioni musicali]
L’intero ricavato della serata, compreso quello dei vari banchetti che saranno presenti in piazza, sarà devoluto a favore della cassa antirepressione.
È morta un’altra vita, Moussa, un giovane guineano, mentre la speranza gli muoveva le gambe tra gli ultimi ostacoli del tritacarne, sulla frontiera del Monginevro, lunedì.
Sta morendo un’altra vita, un giovane pakistano caduto in un cantiere, trasportato come macerie da nascondere mentre lavorava sfruttato a Trieste, martedì.
All’atrofia della conta asettica delle morti, alla catatonia dell’impotenza e della paura, rispondiamo con la passione, le lacrime e la rabbia: rifacciamo scorrere l’esigenza di giustizia nelle vene, il coraggio per cui anche sotto regime si può rispondere, la generosità che il privilegio ci concede di usare.
Rispondiamo unite e determinate sull’origine di tutto ciò: la frontiera. Rispondiamo per noi stesse, per la nostra umanità. Rispondiamo perché è intollerabile che esista questo tritacarne fatto per fornire vita esauste e sfruttabili al capitalismo occidentale.
Che tutte sentano il momento, perché il numero determina la portata: per la prima volta ci troviamo a disturbare la frontiera orientale.
Visibilizziamo quel simbolo di morte, aperto solo a merci e documenti accettabili, chiuso alla speranza di un’esistenza migliore. Per la vita, per l’umanità, perché unite si deve e si può reagire.
Venerdì 11/08 ore 19:00 // piazza Libertà, assemblea pubblica
Domenica 13/08 ore 18:00 // parcheggio della frontiera di Fernetti, presidio
[Giovedì 29 giugno – Ore 18:30, Campo San Giacomo]
Come ogni estate sale la temperatura sulla frontiera orientale. Mentre dalla rotta balcanica continuano ad arrivare i sopravvissuti in fuga dalle guerre, dalla miseria e dalle crisi climatiche, si rincorrono nuovamente le voci di una nuova stretta sui-lle migranti. Complice anche il nuovo governo, l’ipotesi dell’apertura di un hotspot in regione si fa sempre più concreta: significa, in parole povere, la creazione di un campo chiuso per la prima identificazione dei migranti che varcano la frontiera, dove operare la selezione di chi sarebbe degno di accoglienza e di chi invece andrebbe respinto (o espulso, riammesso, trattenuto in un CPR). Da parte del Comune, invece, il sindaco non trova di meglio da dire che affermare che i migranti – in attesa magari di un posto in accoglienza a cui avrebbero diritto – sarebbero dei “maleducati”, colpevoli di non avere un posto migliore dove stare, perché pervicacemente negato dalle politiche del comune e della prefettura. E come la scorsa estate si decide di affrontare la questione in puri termini polizieschi: presidio fisso delle forze dell’ordine in piazza libertà.
Si tratta di ulteriori tasselli verso la deriva autoritaria nei confronti dei migranti, condita dalla solita propaganda razzista: l’obiettivo – neanche più troppo velato – non è tanto arrestare i flussi migratori, quanto invece gestirli e filtrarli con l’unica intenzione di creare soggetti terrorizzati e ricattabili, da usare nel mercato dello sfruttamento del lavoro. Funziona così da anni: si limitano i diritti e le libertà, anche a colpi di violenze e intimidazioni, per giocare sui corpi delle persone la solita partita delle nostre economie cosiddette sviluppate.
A partire dalle condizioni in cui versano le centinaia di persone che arrivano a Trieste – chi in transito verso altri luoghi, chi per richiedere asilo qui e ora – e dall’esperienza di cura e solidarietà che viene portata avanti ogni giorno in Piazza Libertà, vogliamo lanciare una prima assemblea pubblica sul tema, per non lasciar cadere nell’indifferenza questo nuovo attacco alla libertà di movimento delle persone.
Burjana // Linea d’Ombra ODV
Negli anni del ritorno dell’ultra destra al governo, sempre più impegnata ad aggredire il diverso e reprimere chi manifesta il proprio dissenso, il presidente del Senato dichiara come nella Costituzione non ci sia alcun riferimento all’antifascismo e come il 25 aprile possa “mettere d’accordo tutt*”. (Caro Ignazio studia la storia: i partigiani, ai fascisti come te, sparavano, non ci si mettevano d’accordo!).
Negli ultimi mesi stiamo sistematicamente assistendo all’utilizzo e all’approvazione di leggi sempre più repressive: multe, pene carcerarie e forme persecutorie di ogni tipo colpiscono chiunque si dissoci dagli schemi imposti dallo Stato. Il tutto condito da minacce e atteggiamenti intimidatori di stampo mafioso che molt* di noi stanno vivendo quotidianamente sulla propria pelle. Sorvegliare è punire: ci ricorda qualcosa?
Nel frattempo l’amministrazione triestina dimostra ogni giorno il proprio disinteresse nei confronti di migranti e ultim*, negando strutture per diritto all’accoglienza ed assistenza a chi ne ha bisogno. Coerentemente, il sindaco Dipiazza intanto si presenta con il saluto romano, non ascolta cittadini e cittadine che si oppongono alle sue politiche e tratta il consiglio comunale come il suo feudo privato. E’ indegno che sia un personaggio del genere a condurre le celebrazioni che dovrebbero riportare alla memoria i valori dell’antirazzismo, dell’uguaglianza e della lotta all’oppressione. Nella rosa degli alti papaveri della politica regionale che il 25 sarà in Risiera, davvero pochi sono coerenti con quanto dicono nella vita di tutti i giorni. Usare le cerimonie per ripulirsi coscienza e immagine pubblica è la più fascista della azioni, svilisce la memoria di chi ha lottato e svuota di significato le parole che vengono spese a loro celebrazione.
Finchè le stesse istituzioni che si inginocchiano davanti ai lager nazisti finanziano i CPR in Europa e i centri di detenzione in Libia, Turchia, Israele, ogni celebrazione sarà una presa in giro e una vergogna. Infatti, per proteggere la fortezza Europa, i paesi membri (non importa governati da quale sfumatura di colore nell’arco parlamentare!) stipulano con paesi come Libia e Turchia accordi con lo scopo trattenere i migranti in condizioni disumane, sostenendo e finanziando attivamente respingimenti e torture ai confini.
Per questi motivi noi non vogliamo partecipare alle loro cerimonie ufficiali, non vogliamo che il giusto e doveroso ricordo dei morti dello sterminio nazifascista e delle lotte partigiane diventino una bandierina da esibire un giorno all’anno per ripulirsi la coscienza. Siamo antifascist* sempre ed il 25 aprile scendiamo in corteo per riaffermarlo chiaramente: l’antifascismo non è un evento da ricordare ma una necessità ancora purtroppo attuale.
Il 25 aprile ci vediamo alle 9 in Campo San Giacomo.
L’antifascismo è nostro e non lo deleghiamo!
MARTEDÌ 10 GENNAIO / ORE 19.00
VICOLO DELLE ROSE 1
Nel corso del 2022 il governo Greco ha sgomberato l’ultimo campo profughi interno al tessuto urbano di Atene, il campo di Eleonas. Per mesi i residenti si sono opposti al proprio spostamento coatto, consapevoli che ciò avrebbe significato la loro ulteriore segregazione nei campi che disseminano le campagne greche, lontano da infrastrutture sanitarie, opportunità lavorative, scuole, tagliati fuori dalle reti del trasporto pubblico. La resistenza di Eleonas è stata fatta di barricate, donne, uomini, vecchi e bambini, cacerolazos, presidi, cortei selvaggi e comunicati stampa, tavoli al Ministero e interventi al Municipio, solidarietà antirazzista e internazionale. Ma anche arresti e morte… infine lo sgombero ed il trasferimento.
Come sono cambiati i flussi migratori in Grecia? Cosa ci può insegnare la vicenda Greca, ed in particolare il caso di Eleonas, sui meccanismi della governance della migrazione in Europa? Quali sono le differenze e le somiglianze con il caso di Trieste, estremo opposto della stessa rotta balcanica?
Ne discuteremo il 10 gennaio con ricercatori, solidali e militanti.
Per l’occasione sarà possibile acquistare la rivista Lo Stato delle Città, sul cui ultimo numero è presente un articolo dedicato alla vicenda di Eleonas.
Oltre a ciò sarà aperto il bar della Burjana, i cui ricavati andranno a beneficio degli inguaiati con la repressione greca.