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[03/03] Di complotti, reincanto e lotte // Conversazioni con Wu Ming 1 + Reading/Concerto Ufo 78

VENERDÌ 3 MARZO / 18.30
CASA DEL POPOLO DI SOTTOLONGERA (via Masaccio 24)

“Superati anche i postumi, avremmo raccolto da terra i frantumi della nostra psiche e ci saremmo guardati intorno, in semiconscia attesa della pandemia prossima ventura, di un’altra emergenza, di ubriacarci ancora di paura”.

Scriveva così Wu Ming 1 ne La Q di Qomplotto nell’ormai lontano 2020, immaginandoci appunto ora a fare i conti con quanto è successo, o quanto accade ancora.

I cospirazionismi e le narrazioni tossiche dominanti oggi sono sintomi, fra altre cose, di un malcontento sociale che serpeggia sempre più forte, della percezione sempre più diffusa che la cornice capitalistica sta rendendo la vita su questa terra invivibile. Eppure vere istanze anticapitaliste stentano a nascere nell’odierno clima di guerra, un contesto per certi versi simile a quello dell’ultimo libro del collettivo Wu Ming, UFO78, dove in seguito al rapimento Moro il Paese è caduto in preda alla paranoia e alla militarizzazione.

Come ritrovare, in questo contesto, la capacità di un reincanto creativo? Come recuperare le forze collettive necessarie per rimettere in discussione l’esistente, per contrastare la multicrisi (ecologica, sanitaria, sociale) in cui siamo immersi? Quello di cui abbiamo pochi dubbi è che le rivolte che verranno non potranno che essere spurie, complesse, poco riconoscibili, senza quei tratti distintivi di “patrimonio di classe” a cui saremmo abituati. Bisogna rimboccarsi le maniche, sporcarsi di nuovo le mani ed essere pronti con nuove armi.

Ne discuteremo con Wu Ming 1, a partire dagli ultimi libri scritti da lui stesso e dal collettivo del quale fa parte.

Reading/Concerto Ufo 78 a cura di Wu Ming 1 (voce) e Luca Demicheli (basso elettrico ed effetti).

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Continuare a seminare su terra bruciata

A seguito di certi fatti accaduti durante le scorse settimane, e con una minima prospettiva, sentiamo la necessità di condividere alcune riflessioni.

Iniziamo riassumendo i suddetti fatti. Sabato 4 febbraio, Trieste Hardcore prevedeva di organizzare, in orario pomeridiano, un concerto dove avrebbero suonato diverse band. Doveva essere il quarto appuntamento di una serie di eventi organizzati per portare musica punk live in una città dove manifestazioni del genere sono più uniche che rare. Il giorno prima dell’evento, il gestore dello spazio avvisa gli organizzatori che la polizia politica, ai più nota come Digos (Divisione Investigazioni Generali e Operazioni Speciali), gli ha “consigliato caldamente” — parrebbe tramite un consigliere circoscrizionale di FdI — di annullare il concerto.

Qual è stata la motivazione di questo intervento preventivo e avvenuto nell’ombra da parte della questura? Nient’altro che la presunta presenza di anarchicx ai concerti di Trieste Hardcore, la quale, secondo gli agenti, avrebbe portato inevitabilmente a violenti disordini e a gravi danni durante l’evento (nonostante quelli precedenti non avessero generato altro che quintali di sudore, qualche decibel sopra la media e molta gioia). Davanti a tali avvertimenti, i gestori dello spazio si sono sentiti costretti ad accogliere la “richiesta” dei digossini. Niente più concerti, e non solo: salta anche la disponibilità dello spazio per un’altra iniziativa di Burjana in programma per marzo (stay tuned!).

Qualsiasi persona con un minimo di coscienza storica non si stupirà di questo utilizzo repressivo dello spauracchio anarchico. Da quando lo scorso 20 ottobre Alfredo Cospito ha iniziato uno sciopero della fame — che continua ancora oggi, nonostante le sue fragilissime condizioni di salute, in una cella dell’ospedale San Paolo di Milano omologata al 41bis — si è scatenata una campagna di solidarietà che è andata ben oltre il suo gruppo politico di riferimento. Per il ritorno di Alfredo ad un regime carcerario “normale” e contro gli istituti del 41bis e dell’ergastolo ostativo, si sono espressi non solo parlamentar*, giornalist* e giurist* di taglio progressista, ma anche numerosi gruppi politici extraparlamentari che — come la Burjana — non sono direttamente ascrivibili all’area anarchica.

Questa trasversalità ha mandato in tilt i meccanismi politico-mediatici del governo meloniano e dei difensori a oltranza delle torture istituzionalizzate (tra cui spiccano, appunto, il regime del 41bis e l’ergastolo ostativo). La risposta di quella macchina è stata un revival del “terrore anarchico”, attraverso una prassi comunicativa semplice quanto efficace: circoscrivere all’area anarchica qualsiasi azione realizzata in solidarietà con Cospito, ingigantire i sabotaggi e focalizzare tutta l’attenzione mediatica su di essi. Per vederne il risultato basta aprire qualsiasi quotidiano o guardare per pochi minuti un qualunque telegiornale. Nel giro di poche settimane è stato rimesso in piedi il vecchio nemico pubblico numero 1. La logica su cui si basano tutte le informazioni a riguardo è la seguente: Gli anarchici sono il male + soltanto gli anarchici esprimono solidarietà con Cospito >> Chiunque esprima solidarietà con Cospito è anarchico >> Chiunque esprima solidarietà con Cospito è il male.
Un sistema di sillogismi ridicolo e fallace, ma che sta portando a una repressione feroce.

Una volta messo in piedi e integrato all’interno della macchina mediatica, questo meccanismo risulta molto utile a questure, prefetture e comuni per mantenere il controllo dei loro feudi. La censura di fatto dei concerti di Trieste Hardcore ne è un esempio: essa è stata eseguita utilizzando come pretesto la vicinanza fra il gruppo punk e la Burjana (e quindi, per quanto spiegato sopra, fra TsHc e i pericolosi anarchici). Pretesto, diciamo, perché al netto delle contingenze, Trieste è una città dove qualunque iniziativa di gestione dal basso della socialità viene stroncata, in un modo o nell’altro, lapidata da multe e altri dispositivi repressivi, siano essi penali o amministrativi. Basta aver vissuto qualche anno da queste parti per farsi venire in mente più di un esempio di spazi di questo tipo che sono stati costretti, più o meno direttamente, a chiudere.

Decoro e civismo sono le scuse usate in tempi di “pace” per reprimere la creazione e lo sviluppo di spazi al di fuori dei circuiti del consumo obbligato e dello sfruttamento lavorativo. Ora che lo Stato italiano ha dichiarato di essere in guerra contro gli anarchici, le scuse cambiano, ma l’obiettivo è sempre lo stesso: mantenere lo status quo, disclipinare le minoranze devianti adoperando meccanismi securitari in nome di una supposta maggioranza democratica.
Operazioni che, oltre alla repressione immediata, hanno come fine anche l’isolamento e l’inagibilità politica sul lungo periodo. Chi in questa città cerca di mantenere “l’ordine pubblico” sa bene che colpire spazi di socialità e aggregazione rende più difficoltoso creare reti di condivisione di idee, di visioni, di pratiche e di prospettive al di là di quelle delle istituzioni statali. Un obiettivo che accontenta una certa fetta di cittadinanza sdraiata e che diventa quindi redditizio dal punto di vista elettorale. Ed ecco che la giunta del decoro, del centro vetrina e dell’appiattimento culturale ritrova come alleato la macchina repressiva e divisiva dello stato.

Nonostante si tenti di farci terra bruciata attorno, noi non demordiamo. Continueremo ad aprire e a sostenere spazi di autogestione, dove immaginare e mettere in pratica altri mondi, dove lottare senza farci schiacciare ai margini, mantenendoci in contatto con la città e con la campagna, perché crediamo fermamente che i grossi cambiamenti che sogniamo siano la strada per rendere migliore la vita di (quasi) tutte e tutti.

Ci si vede presto, da qualche parte.

PS – Una piccola nota: pubblichiamo questa comunicazione sui nostri social perché è un modo di arrivare a più persone, ma spingiamo per una solidarietà attiva nel mondo materiale: pensiamo che la roboanza limitata alla realtà virtuale sia una delle peggiori tendenze dei nostri tempi. Come un cane che per istinto abbaia da dietro un cancello, ma quando questo viene aperto abbassa la coda e si ammutolisce, così le parole cui non seguono i fatti creano solo illusioni e false aspettative, contribuendo a generare frustrazione. Ci sembra di star vivendo tempi in cui non si possa più scherzare: prendiamoci cura l’un l’altra, difendiamoci e supportiamoci a vicenda concretamente, non lasciamoci addomesticare e opprimere senza reagire

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[16/02] In piazza con Alfredo e contro il 41bis

GIOVEDÌ 16 FEBBRAIO // ORE 17 // LARGO BARRIERA

Scriviamo queste righe nell’urgenza, nella rabbia e nell’angoscia dell’attuale situazione invitando ad una presenza massiccia.

Come saprete, Alfredo Cospito si trova attualmente all’interno di una cella di 41 bis costruita nell’ospedale San Paolo di Milano, restando “murato vivo in quel sarcofago di cemento” e rischiando un collasso in ogni momento. La sua lotta continua contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo, come la nostra in suo supporto. Terminerebbe lo sciopero della fame se venisse declassato.

I media hanno sviluppato, nelle ultime settimane, una narrazione indegna, cercando di annientare la potenza di questa battaglia, del supporto solidale e del dibattito pubblico che si è sviluppato attraverso una grottesca barzelletta di governo, una strategia della tensione già vista, e un’assimilazione tra Alfredo Cospito e la mafia.

Rimbalzandosi le responsabilità tra istituzioni stanno portando Alfredo Cospito alla morte.

Pensiamo che il 41bis e l’ergastolo ostativo vadano aboliti e che non vogliamo vivere in un paese che fa morire un prigioniero politico in sciopero della fame. Pensiamo che i cambiamenti nella società hanno un tempismo delicato, ci sono momenti in cui posticipare non è neutro, è assecondare. Ci sono momenti in cui non fare niente ha conseguenze storiche maggiori di altri. La partita si sta giocando ora, scendiamo in piazza giovedì.

Vieni e diffondi!
Fuori Alfredo dal 41 bis!
(Per chi fosse interessata/o qui si può ascoltare la diretta della conferenza stampa dell’avvocato Flavio Rossi Albertini e di Luigi Manconi di venerdì scorso: https://www.facebook.com/watch/live/?ref=watch_permalink&v=1148837679153540)
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Noi, Alfredo e il minimo che andava fatto

Ci sono situazioni in cui il precipitare degli eventi rende tutto estremamente chiaro, senza bisogno di interpretazioni: i 100 giorni di sciopero della fame di Alfredo Cospito sono una di queste. Non c’è tempo per i giri di parole, i mille compromessi, le opportunità.
Abbiamo quindi agito animatə dall’urgenza e della rabbia, siamo scesə in corteo e ci siamo presə qualche metro in più, convintə che ora o si fa un passo oltre o si rimane schiacciatə. Ce lo insegna Alfredo, con la forza e la determinazione di chi mette in gioco tutto quello che gli resta per lottare contro gli abomini del 41 bis e dell’ergastolo ostativo.
Agiamo non per gioco o compromessi, ma proporzionalmente alla gravità della situazione, senza farci spaventare da qualche limitazione questurina e dai loro dispositivi di sicurezza. E anche su questo qualcosa bisognerà dirlo: perché negli ultimi anni, anche a seguito delle mobilitazioni no green pass, le prescrizioni in questa città sono sempre più assurde e restrittive, con motivazioni ormai sempre più pretestuose (ad esempio lo shopping…), impedendo di fatto di portare idee e voci differenti nel centro-vetrina del decoro e del turismo.

Abbiamo quindi bloccato la città e siamo andatə oltre, perché un uomo è murato vivo nelle gabbie medievali dello stato. Abbiamo salutato i detenuti del carcere, perché sappiamo quanto siano vergognose le condizioni di vita nelle galere. Abbiamo urlato per il centro sonnecchiante perché tutti devono sapere e nessuno possa dire, dopo, che non c’era niente da fare.

Abbiamo fatto quel che andava fatto e continueremo a farlo.

Alla persecuzione dello stato, alla sua repressione, alle limitazioni della libertà di manifestare, rispondiamo colpo su colpo. Per l’abolizione dell’ergastolo ostativo e del 41bis!

FUORI SUBITO ALFREDO DAL 41BIS

Alcune compagne e compagni

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Morire di pena, piattaforma per l’abolizione di ergastolo e 41bis

Abbiamo sottoscritto la piattaforma “Morire di pena, piattaforma per l’abolizione di ergastolo e 41bis”, una campagna di sensibilizzazione e rivendicazione che punta all’abolizione di questi due istituti e dei circuiti speciali di detenzione. Vi invitiamo a leggerla e a condividerla: https://abolizioneergastoloe41bis.wordpress.com/…/arti…/
Vi ricordiamo anche l’appuntamento di questo sabato 28 gennaio: un corteo con partenza alle 15 in Campo San Giacomo in solidarietà con la lotta di Alfredo Cospito, che oggi si trova al 99esimo giorno di sciopero della fame.
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[28/01] Corteo – Fuori Alfredo dal 41bis!

28 GENNAIO ORE 15.00
PARTENZA CAMPO SAN GIACOMO (TRIESTE)

Alfredo ha ormai superato i 90 giorni di sciopero della fame. Lotta per tutte e tutti noi contro gli abomini giudiziari del 41 bis e dell’ergastolo ostativo, sempre più usati per reprimere il dissenso politico. Da maggio 2022 è stato infatti murato vivo nel carcere di Bancali, senza poter vedere un ciuffo d’erba, un cielo senza sbarre o avere alcun tipo di comunicazione con l’esterno. E’ la ferocia vendetta di uno stato che, dichiarandosi democratico e civile, usa tutta la sua violenza istituzionale per reprimere chi non ha mai abbassato la testa, i suoi nemici giurati.
Tortura è sempre tortura: carcere duro, ergastolo senza fine o benefici, regimi differenziati, stragi nelle carceri (come accaduto durante le misure sanitarie d’emergenza, con 14 detenuti ammazzati) – qualunque sia la retorica che li giustifica – rimangono delle pratiche indegne, da fermare immediatamente. La loro funzione, come per tutte le disposizioni emergenziali di cui abbiamo subito le conseguenze anche negli ultimi anni, è rendere la barbarie una pratica permanente, accettata per paura o convenienza. Con la cosiddetta “lotta al terrorismo”, da ormai decenni, una scure repressiva è stata calata sulla società: sorveglianza, inasprimento delle pene, fino alla punta più avanzata, i regime carcerari.

Grazie ad Alfredo si è aperta una crepa, guardiamoci oltre! E’ il momento di prendere posizione, sostenere chi lotta con l’unica arma che gli rimane – il suo corpo – decidendo di dedicare la sua vita alla denuncia di questi trattamenti.

No 41bis, No tortura!
Per l’abolizione dell’ergastolo ostativo e dell’emergenzialismo penitenziario!

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Torniamo nomadi ma non ci fermiamo

A inizio novembre annunciavamo che il popolo nomade della Burjana sarebbe approdato per un po’ in vicolo delle Rose 1. Qui abbiamo affrontato il primo freddo dell’inverno con tre mesi di intensa attività: i martedì Burjana hanno alternato momenti di socialità e djset a presentazioni di riviste, proiezioni, raccolte fondi per sostenere realtà non-profit e militanti e la ciclofficina popolare Scontrosa Graziella. È partito il progetto Burjana Hardcore per riportare in città musica dal vivo, abbiamo ospitato assemblee e aperitivi dei gruppi cittadini organizzati dal basso contro il progetto dell’ovovia.

Ma da troppi anni fare socialità, eventi e attività culturale e politica a Trieste è ostracizzato in massima misura, mentre il turismo di lusso sottrae sempre più territorio a chi in città ci abita. Nel nome del decoro, chi vuole proporre percorsi culturali diversi dal semplice aperitivo al baretto viene soffocato in denunce e chiamate alla polizia: è quello che è successo a noi.

Posto che le scelte fatte riguardo lo spazio di Vicolo delle Rose non dipendono solo da noi, siamo quindi costrett* a migrare nuovamente.

Ma non ci fermiamo! Continuate a seguirci per scoprire dove continueranno le nostre attività, che siano outdoor o ospitat* da altre realtà (in attesa di avere una casa più stabile, a cui stiamo lavorando).

OGGI MARTEDÌ 17 GENNAIO NIENTE BURJANA,
SOLO PIOGGIA E UN PO’ DI AMAREZZA.
METEO PERMETTENDO, PORTEREMO BURJANA MARTEDÌ PROSSIMO, 24 GENNAIO, IN PIAZZA TRA I RIVI A ROIANO.

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[20/01] Fuori Alfredo dal 41bis – Proiezione e assemblea aperta

VENERDÌ 20 GENNAIO / ORE 18.00
BAR LIBRERIA KNULP

Alfredo Cospito, rinchiuso al 41 BIS nel carcere di Bancali, è un anarchico che si trova attualmente recluso perché accusato, con Anna Beniamino, di un attentato in cui furono posizionati due ordigni a basso potenziale (polvere dei fuochi d’artificio) davanti ad una scuola dei Carabinieri. L’attentato avvenne nella notte in un luogo isolato, non causò né morti né feriti ma fu classificato come strage semplice, in un processo con poche e strane prove. Durante la detenzione Alfredo ha continuato a contribuire pubblicamente al dibattito anarchico internazionale con scritti e libri. Per farlo tacere, o forse per cieca vendetta, nel 2022 lo Stato intraprende due strade: il 4 maggio la ministra Cartabia firma un decreto di applicazione del regime del 41 bis per Cospito, la ragione è la sua attività scritta dal carcere, applicando per la prima volta tale regime non per prevenire relazioni segrete e pizzini ma per reprimere la diffusione pubblica di idee. La seconda avviene il 6 luglio con una raffinata forzatura giuridica in cui la Cassazione riqualifica l’attentato come strage contro la sicurezza dello stato, punibile con l’ergastolo ostativo. Tale condanna è una delle più gravi dell’ordinamento giuridico e non fu comminata nemmeno per le stragi di Piazza Fontana o di Falcone e Borsellino, dove diverse tonnellate di tritolo fecero saltare autostrade e piazze e dove morirono due giudici, le loro scorte e molte persone.

Ma Alfredo, che non è mafioso ma anarchico, davanti alle ingiustizie e ai soprusi risponde. E dall’orrore in cui lo seppelliscono, trae forza per contrattaccare, non per un tornaconto personale, ma per un miglioramento delle condizioni di tutti e tutte. Con l’unica arma che gli rimane a disposizione, il corpo, dal 20 ottobre Alfredo Cospito inizia uno sciopero della fame per l’abolizione del 41 bis e dell’ergastolo ostativo, i “due abomini repressivi dello Stato Italiano”. Dopo più di ottanta giorni di digiuno sta rischiando la vita. Il tribunale di Roma, a dicembre, ha confermato la sua permanenza in questo regime di tortura. Il suo sciopero della fame continua ad oltranza.

Di fronte al silenzio istituzionale e alle manovre più o meno esplicite per depistare, una volta di più, le ragioni di una battaglia di giustizia e libertà (che per la prima volta emerge con questa forza nei confronti delle torture del 41 bis e dell’ergastolo ostativo) non possiamo che prendere parola, mobilitarci e rompere la cortina fumogena che cala su queste questioni.

Questa lotta riguarda tutti e tutte: anche fuori dalle prigioni diamone voce e visibilità!

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In città contro il 41bis e l’ergastolo ostativo

Anche oggi abbiamo fatto un giro in città per ricordare che una persona è in sciopero della fame da 79 giorni contro il regime del 41 bis, in cui è stata confinata dallo stato (ministero della giustizia, Direzione nazionale antimafia e terrorismo, tribunale di sorveglianza) per pura vendetta. Nel silenzio generale c’è chi rischia la propria pelle per battersi contro la tortura, per rompere le mura di silenzio di questo dispositivo infame. Alfredo Cospito, militante anarchico, sta lottando per tutti/e noi, contro la tortura di stato, l’ergastolo ostativo e il 41 bis. Il minimo che possiamo fare è raccontare la sua lotta e diffondere le iniziative di solidarietà.

Contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo!
Al fianco di Alfredo e di tutti i militanti rivoluzionari!
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[10/01] Following the Balkan Route (1° incontro): dai campi profughi di Atene a quelli di Trieste – Benefit!

MARTEDÌ 10 GENNAIO / ORE 19.00
VICOLO DELLE ROSE 1

Nel corso del 2022 il governo Greco ha sgomberato l’ultimo campo profughi interno al tessuto urbano di Atene, il campo di Eleonas. Per mesi i residenti si sono opposti al proprio spostamento coatto, consapevoli che ciò avrebbe significato la loro ulteriore segregazione nei campi che disseminano le campagne greche, lontano da infrastrutture sanitarie, opportunità lavorative, scuole, tagliati fuori dalle reti del trasporto pubblico. La resistenza di Eleonas è stata fatta di barricate, donne, uomini, vecchi e bambini, cacerolazos, presidi, cortei selvaggi e comunicati stampa, tavoli al Ministero e interventi al Municipio, solidarietà antirazzista e internazionale. Ma anche arresti e morte… infine lo sgombero ed il trasferimento.

Come sono cambiati i flussi migratori in Grecia? Cosa ci può insegnare la vicenda Greca, ed in particolare il caso di Eleonas, sui meccanismi della governance della migrazione in Europa? Quali sono le differenze e le somiglianze con il caso di Trieste, estremo opposto della stessa rotta balcanica?

Ne discuteremo il 10 gennaio con ricercatori, solidali e militanti.

Per l’occasione sarà possibile acquistare la rivista Lo Stato delle Città, sul cui ultimo numero è presente un articolo dedicato alla vicenda di Eleonas.

Oltre a ciò sarà aperto il bar della Burjana, i cui ricavati andranno a beneficio degli inguaiati con la repressione greca.