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[01/05] Primo Maggio – Spezzone Sociale

Primo Maggio, ore 9 campo san Giacomo, Spezzone Sociale, dopo il corteo festa in Piazza Libertà!

Siamo lavoratori e lavoratrici schiacciate dal carovita che continuano a vedere i propri salari immutati mentre l’inflazione galoppa tra il 7 e il 10% ormai da mesi. I rincari di materie prime e alimenti vengono continuamente scaricati su cittadini e cittadine, mentre il governo smantella i già scarsi ammortizzatori sociali e la politica tutta continua a glissare sull’eterna crescita del precariato e sull’uso di contratti a minima (se esistente) tutela. Anzi, la flessibilità del lavoro viene sbandierata come desiderabile e competitiva, meglio ancora se abbinata con la disponibilità di lavoratori e lavoratrici ad essere sempre contattabili, dispost* a lavorare ore extra, “chiaramente” gratis. La crisi energetica globale e i conflitti bellici vengono discusse con l’unico obiettivo di preservare il profitto: poco importa dei costi in temini ambientali e di vite umane!

Nel sostenere le rivendicazioni tradizionali sul lavoro (aumento degli stipendi, maggiore stabilità, riduzione della giornata lavorativa, conciliazione vita-lavoro), riteniamo di doverle integrare in una visione d’insieme: la crisi climatica e delle materie prime devono essere affrontate attraverso un radicale cambio della società e dei sistemi di produzione e consumo.

Già nel piccolo della nostra città, vediamo come politica ed affaristi rincorrano solo il profitto ad ogni costo. Grandi navi ed ovovia sono sbandierati dall’amministrazione come l’occasione di ripresa economica della città. Vengono osannate le dinamiche del turismo di massa e della devastazione ambientale, in cambio di impieghi sottopagati, stagionali e precari, mentre proprietari di alberghi, bar e ristoranti si riempiono al solito le tasche sulle nostre schiene. Stage non retribuiti, periodi di prova in nero mai rinnovati, orari di lavoro al limite dello schiavismo si nascondono dietro ogni offerta di lavoro.

Intanto il centro città diventa sempre più inaccessibile: affitti di monolocali o bilocali superano i mille euro, bettole e negozietti chiudono per dare posto a bar e alimentari di lusso, a uso e consumo esclusivo dei turisti e di quella minuscola fetta di popolazione che può permetterseli. I rioni periferici sono invece ignorati, l* abitanti inascoltat* e svilit*.

In tutto ciò i sindacati maggiori come si pongono? Oltre a riempirsi la bocca di belle parole, hanno mancato totalmente di iniziative impattanti e significative di fronte alle innumerevoli leggi e riforme del lavoro varate negli ultimi anni: dal Jobs act, alla riforma delle pensioni fino
all’obbligatorietà di quel lavoro non retribuito chiamato “alternanza scuola-lavoro” (ora “PCTO”). Non solo, piegati alle logiche della pacificazione sociale e della collaborazione tra classi, risultano in prima linea nel vanificare e spegnere ogni scintilla di lotta che trascenda dalle loro posizioni servili. Si veda, solo nella nostra città, come hanno lasciato morire (se non sabotato!) le rivendicazioni dei lavoratori della Wartsila o come hanno concordato con la polizia di far caricare e isolare un’intera parte del corteo lo scorso primo maggio.

Non vogliamo quindi mischiarci con il loro corteo, perché far finta che una lotta unitaria esista è pura ipocrisia.

Ci saremo però in piazza proprio per riprenderci una giornata di contestazione che rivendichiamo anche nostra, dei lavoratori e delle lavoratrici e non solo dei sindacati. Vogliamo ribadire chiaramente che c’è bisogno di forza, determinazione e cambiamenti radicali per affrontare le sfide sociali.

Basta cercare di rattoppare un sistema capitalista in crisi perenne, basta cercare di tutelare gli interessi dei ricchi del pianeta, basta politiche che scaricano su* ultim* i fallimenti di un modello economico disastroso. Non sono posizioni pacificatrici nei confronti dei governi che daranno risultati, ma un’opposizione tenace contro ogni prevaricazione.

Non sara’ certo un corteo a sovvertire le rigide dinamiche a cui siamo tutt* soggett*, per noi si tratta di una tappa del nostro percorso di lotta, tramite la quale riteniamo necessario ribadire e rivendicare una narrativa alternativa e contraria a quella dominante.

Ci vediamo il Primo Maggio, dunque, per costruire lo Spezzone Sociale, dalle ore 9 in Campo san Giacomo. Ci separeremo dal corteo principale in via Ghega per continuare la festa in Piazza Libertà con musica e bar a prezzi popolari, presto maggiori informazioni!

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25 Aprile – L’antifascismo è nostro e non lo deleghiamo!

Negli anni del ritorno dell’ultra destra al governo, sempre più impegnata ad aggredire il diverso e reprimere chi manifesta il proprio dissenso, il presidente del Senato dichiara come nella Costituzione non ci sia alcun riferimento all’antifascismo e come il 25 aprile possa “mettere d’accordo tutt*”. (Caro Ignazio studia la storia: i partigiani, ai fascisti come te, sparavano, non ci si mettevano d’accordo!).

Negli ultimi mesi stiamo sistematicamente assistendo all’utilizzo e all’approvazione di leggi sempre più repressive: multe, pene carcerarie e forme persecutorie di ogni tipo colpiscono chiunque si dissoci dagli schemi imposti dallo Stato. Il tutto condito da minacce e atteggiamenti intimidatori di stampo mafioso che molt* di noi stanno vivendo quotidianamente sulla propria pelle. Sorvegliare è punire: ci ricorda qualcosa?

Nel frattempo l’amministrazione triestina dimostra ogni giorno il proprio disinteresse nei confronti di migranti e ultim*, negando strutture per diritto all’accoglienza ed assistenza a chi ne ha bisogno. Coerentemente, il sindaco Dipiazza intanto si presenta con il saluto romano, non ascolta cittadini e cittadine che si oppongono alle sue politiche e tratta il consiglio comunale come il suo feudo privato. E’ indegno che sia un personaggio del genere a condurre le celebrazioni che dovrebbero riportare alla memoria i valori dell’antirazzismo, dell’uguaglianza e della lotta all’oppressione. Nella rosa degli alti papaveri della politica regionale che il 25 sarà in Risiera, davvero pochi sono coerenti con quanto dicono nella vita di tutti i giorni. Usare le cerimonie per ripulirsi coscienza e immagine pubblica è la più fascista della azioni, svilisce la memoria di chi ha lottato e svuota di significato le parole che vengono spese a loro celebrazione.

Finchè le stesse istituzioni che si inginocchiano davanti ai lager nazisti finanziano i CPR in Europa e i centri di detenzione in Libia, Turchia, Israele, ogni celebrazione sarà una presa in giro e una vergogna. Infatti, per proteggere la fortezza Europa, i paesi membri (non importa governati da quale sfumatura di colore nell’arco parlamentare!) stipulano con paesi come Libia e Turchia accordi con lo scopo trattenere i migranti in condizioni disumane, sostenendo e finanziando attivamente respingimenti e torture ai confini.

Per questi motivi noi non vogliamo partecipare alle loro cerimonie ufficiali, non vogliamo che il giusto e doveroso ricordo dei morti dello sterminio nazifascista e delle lotte partigiane diventino una bandierina da esibire un giorno all’anno per ripulirsi la coscienza. Siamo antifascist* sempre ed il 25 aprile scendiamo in corteo per riaffermarlo chiaramente: l’antifascismo non è un evento da ricordare ma una necessità ancora purtroppo attuale.

Il 25 aprile ci vediamo alle 9 in Campo San Giacomo.
L’antifascismo è nostro e non lo deleghiamo!

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[16/4] Dibattito sulla guerra e sviluppo tecno-scientifico

C’è una guerra alle porte di casa nostra. Un conflitto che, come tutte le guerre, si porta dietro una scia di devastazione, mort*, ferit*, esul*. Una guerra voluta dall’alto e i cui effetti ricadono, come sempre, sulla popolazione.

È solo l’epicentro di una mobilitazione bellica che tra logica del riarmo, accaparramento di risorse, militarizzazione dei territori, disciplinamento del corpo sociale, investe ogni aspetto della vita e della produzione.

Ma quali sono gli interessi in campo? Chi ci guadagna? In quale modo sono coinvolte le industrie, le aziende e gli istituti di ricerca? Cosa possiamo fare noi?

Ne discuteremo assieme a partire dalla presentazione dell’ opuscolo “Nel vortice della guerra” (potete scaricarlo e leggerlo qua).

Ci vediamo domenica 16 aprile alle ore 17 a San Giusto (Trieste)!

 

 

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[25/04] Corteo antifascista!

Ha senso parlare di antifascismo oggi, nel 2023? Per noi è indispensabile, perché i fascisti ci sono, volantinano davanti alle scuole senza problemi, aprono e frequentano le loro sedi indisturbati. I fascisti da anni si sono infiltrati nelle istituzioni, in un processo arrivato fino all’insediamento del governo Meloni. Siamo consapevoli che quello attuale sia l’esecutivo più fascista dal dopoguerra ad oggi, lo vediamo ogni giorno a partire dai decreti attuati: da quello anti-rave al decreto flussi, fino alla flat-tax.

Essere antifascisti, però, non può essere solo una risposta all’attuale governo: non dimentichiamo, per esempio, il decreto Minniti, targato Partito Democratico, partito che quando ha governato ha contribuito alla repressione sociale esattamente come i governi di destra.

L’antifascismo non può essere e non si può limitare a sostenere un’opposizione parlamentare che non mette in discussione lo stato liberale e anzi partecipa alla macchina dell’oppressione, arricchendo i ricchi e le multinazionali a discapito de* sfruttat* e dell’ambiente.

Combattere il fascismo è combattere un sistema autoritario, patriarcale e capitalista. I fascisti che si professano anti-sistema non sono altro che quelli che il sistema lo fanno stare in piedi. Lo vediamo nella loro guerra verso l* migranti o verso chiunque sia fuori dalla norma, fomentando una guerra fra poveri che punta il dito verso chi è più povero di te invece che su chi è al vertice. Lo vediamo quando, oggi come ieri, si prestano a fare da manodopera per i padroni, attaccando i picchetti operai in lotta fuori dai cancelli delle fabbriche.

L’antifascismo, quindi, deve essere anticapitalismo che cerca di costruire reti di mutualità e pratiche slegate da dinamiche verticistiche e oppressive. Contro la repressione dello Stato verso chi cerca di costruire un modo diverso di stare insieme, liberi e fuori dalle logiche consumistiche, ma viene represso con denunce, multe e sgomberi. Dagli spazi occupati che vengono sgomberati, al movimento No Tav da oltre trent’anni sulle barricate, fino ad arrivare alla vicenda di Alfredo Cospito, murato vivo nel 41 bis e condannato a morte dallo Stato per le sue idee.

Per questo e per altro il 25 aprile ci vedremo a San Giacomo alle ore 9 con l’obiettivo di costruire un corteo antifascista verso la Risiera calato nel presente e fuori da ogni stanca ritualità.

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[08/03] Lotto marzo: corteo! [Nudm Trieste]

Per un 8 marzo di rivolta, insurrezione e disobbedienza nei confronti di un regime binario d’oppressione di genere.
Buona festa a tutte, ci vediamo alle 17.30!

Di seguito condividiamo la chiamata di Non Una di Meno – Trieste:

La violenza di genere, la pandemia, la guerra, il disastro ecologico, l’inflazione: viviamo in un mondo di crisi continue che non sono emergenze ma segnali evidenti di un sistema che si sta sgretolando, un sistema ingiusto che ci costringe a vivere vite insostenibili e che vorrebbe chiuderci nell’isolamento e nell’impotenza. Noi, come voi, in questa solitudine non vogliamo starci e insieme troviamo la forza di ribellarci, lottare e rifiutare tutto questo.

Vogliamo per questo che il prossimo Lotto marzo sia uno spazio di resistenza visibile e potente, anche nella nostra città. Riprendiamoci le strade, le piazze, il tempo, i desideri, contro la violenza maschile sulle donne, di genere e dei generi, contro la repressione, contro il razzismo.

Vogliamo essere una potenza comune contro la violenza patriarcale, capitalista, coloniale e razzista.

Lo sciopero è il nostro grido: se per questo sistema le nostre vite non valgono, noi ci fermiamo. Scioperiamo ovunque, dal lavoro produttivo e riproduttivo e dai ruoli di genere, e disertiamo insieme da tutte le guerre: ci muove il desiderio di costruire adesso il mondo che vogliamo vivere!

Lotto marzo saremo in corteo, dalle 17:30, con partenza da Foro Ulpiano, davanti al Tribunale di Trieste.

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[03/03] Sciopero per il clima [Fridays for Future]

L’attuale crisi ecologica, causata da un determinato modo di produrre e di consumare, non è più qualcosa che si possa nascondere. Il clima sempre più caotico, l’incremento degli incendi, la perdita accelerata di biodiversità, i problemi nelle coltivazioni, la crisi delle materie prime e tanti altri elementi che avranno un impatto sempre più forte sulla nostra vita quotidiana ne sono la prova.

Per tentare di contrastare questa deriva, bisogna informarsi, identificare i principali responsabili della catastrofe, organizzarsi localmente per agire globalmente.
Per tutto questo il prossimo venerdì 3 marzo saremo a fianco di Fridays for Future – Trieste.
Ci vediamo in Oberdan alle 9.00!
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[03/03] Di complotti, reincanto e lotte // Conversazioni con Wu Ming 1 + Reading/Concerto Ufo 78

VENERDÌ 3 MARZO / 18.30
CASA DEL POPOLO DI SOTTOLONGERA (via Masaccio 24)

“Superati anche i postumi, avremmo raccolto da terra i frantumi della nostra psiche e ci saremmo guardati intorno, in semiconscia attesa della pandemia prossima ventura, di un’altra emergenza, di ubriacarci ancora di paura”.

Scriveva così Wu Ming 1 ne La Q di Qomplotto nell’ormai lontano 2020, immaginandoci appunto ora a fare i conti con quanto è successo, o quanto accade ancora.

I cospirazionismi e le narrazioni tossiche dominanti oggi sono sintomi, fra altre cose, di un malcontento sociale che serpeggia sempre più forte, della percezione sempre più diffusa che la cornice capitalistica sta rendendo la vita su questa terra invivibile. Eppure vere istanze anticapitaliste stentano a nascere nell’odierno clima di guerra, un contesto per certi versi simile a quello dell’ultimo libro del collettivo Wu Ming, UFO78, dove in seguito al rapimento Moro il Paese è caduto in preda alla paranoia e alla militarizzazione.

Come ritrovare, in questo contesto, la capacità di un reincanto creativo? Come recuperare le forze collettive necessarie per rimettere in discussione l’esistente, per contrastare la multicrisi (ecologica, sanitaria, sociale) in cui siamo immersi? Quello di cui abbiamo pochi dubbi è che le rivolte che verranno non potranno che essere spurie, complesse, poco riconoscibili, senza quei tratti distintivi di “patrimonio di classe” a cui saremmo abituati. Bisogna rimboccarsi le maniche, sporcarsi di nuovo le mani ed essere pronti con nuove armi.

Ne discuteremo con Wu Ming 1, a partire dagli ultimi libri scritti da lui stesso e dal collettivo del quale fa parte.

Reading/Concerto Ufo 78 a cura di Wu Ming 1 (voce) e Luca Demicheli (basso elettrico ed effetti).

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[16/02] In piazza con Alfredo e contro il 41bis

GIOVEDÌ 16 FEBBRAIO // ORE 17 // LARGO BARRIERA

Scriviamo queste righe nell’urgenza, nella rabbia e nell’angoscia dell’attuale situazione invitando ad una presenza massiccia.

Come saprete, Alfredo Cospito si trova attualmente all’interno di una cella di 41 bis costruita nell’ospedale San Paolo di Milano, restando “murato vivo in quel sarcofago di cemento” e rischiando un collasso in ogni momento. La sua lotta continua contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo, come la nostra in suo supporto. Terminerebbe lo sciopero della fame se venisse declassato.

I media hanno sviluppato, nelle ultime settimane, una narrazione indegna, cercando di annientare la potenza di questa battaglia, del supporto solidale e del dibattito pubblico che si è sviluppato attraverso una grottesca barzelletta di governo, una strategia della tensione già vista, e un’assimilazione tra Alfredo Cospito e la mafia.

Rimbalzandosi le responsabilità tra istituzioni stanno portando Alfredo Cospito alla morte.

Pensiamo che il 41bis e l’ergastolo ostativo vadano aboliti e che non vogliamo vivere in un paese che fa morire un prigioniero politico in sciopero della fame. Pensiamo che i cambiamenti nella società hanno un tempismo delicato, ci sono momenti in cui posticipare non è neutro, è assecondare. Ci sono momenti in cui non fare niente ha conseguenze storiche maggiori di altri. La partita si sta giocando ora, scendiamo in piazza giovedì.

Vieni e diffondi!
Fuori Alfredo dal 41 bis!
(Per chi fosse interessata/o qui si può ascoltare la diretta della conferenza stampa dell’avvocato Flavio Rossi Albertini e di Luigi Manconi di venerdì scorso: https://www.facebook.com/watch/live/?ref=watch_permalink&v=1148837679153540)
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[28/01] Corteo – Fuori Alfredo dal 41bis!

28 GENNAIO ORE 15.00
PARTENZA CAMPO SAN GIACOMO (TRIESTE)

Alfredo ha ormai superato i 90 giorni di sciopero della fame. Lotta per tutte e tutti noi contro gli abomini giudiziari del 41 bis e dell’ergastolo ostativo, sempre più usati per reprimere il dissenso politico. Da maggio 2022 è stato infatti murato vivo nel carcere di Bancali, senza poter vedere un ciuffo d’erba, un cielo senza sbarre o avere alcun tipo di comunicazione con l’esterno. E’ la ferocia vendetta di uno stato che, dichiarandosi democratico e civile, usa tutta la sua violenza istituzionale per reprimere chi non ha mai abbassato la testa, i suoi nemici giurati.
Tortura è sempre tortura: carcere duro, ergastolo senza fine o benefici, regimi differenziati, stragi nelle carceri (come accaduto durante le misure sanitarie d’emergenza, con 14 detenuti ammazzati) – qualunque sia la retorica che li giustifica – rimangono delle pratiche indegne, da fermare immediatamente. La loro funzione, come per tutte le disposizioni emergenziali di cui abbiamo subito le conseguenze anche negli ultimi anni, è rendere la barbarie una pratica permanente, accettata per paura o convenienza. Con la cosiddetta “lotta al terrorismo”, da ormai decenni, una scure repressiva è stata calata sulla società: sorveglianza, inasprimento delle pene, fino alla punta più avanzata, i regime carcerari.

Grazie ad Alfredo si è aperta una crepa, guardiamoci oltre! E’ il momento di prendere posizione, sostenere chi lotta con l’unica arma che gli rimane – il suo corpo – decidendo di dedicare la sua vita alla denuncia di questi trattamenti.

No 41bis, No tortura!
Per l’abolizione dell’ergastolo ostativo e dell’emergenzialismo penitenziario!

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[20/01] Fuori Alfredo dal 41bis – Proiezione e assemblea aperta

VENERDÌ 20 GENNAIO / ORE 18.00
BAR LIBRERIA KNULP

Alfredo Cospito, rinchiuso al 41 BIS nel carcere di Bancali, è un anarchico che si trova attualmente recluso perché accusato, con Anna Beniamino, di un attentato in cui furono posizionati due ordigni a basso potenziale (polvere dei fuochi d’artificio) davanti ad una scuola dei Carabinieri. L’attentato avvenne nella notte in un luogo isolato, non causò né morti né feriti ma fu classificato come strage semplice, in un processo con poche e strane prove. Durante la detenzione Alfredo ha continuato a contribuire pubblicamente al dibattito anarchico internazionale con scritti e libri. Per farlo tacere, o forse per cieca vendetta, nel 2022 lo Stato intraprende due strade: il 4 maggio la ministra Cartabia firma un decreto di applicazione del regime del 41 bis per Cospito, la ragione è la sua attività scritta dal carcere, applicando per la prima volta tale regime non per prevenire relazioni segrete e pizzini ma per reprimere la diffusione pubblica di idee. La seconda avviene il 6 luglio con una raffinata forzatura giuridica in cui la Cassazione riqualifica l’attentato come strage contro la sicurezza dello stato, punibile con l’ergastolo ostativo. Tale condanna è una delle più gravi dell’ordinamento giuridico e non fu comminata nemmeno per le stragi di Piazza Fontana o di Falcone e Borsellino, dove diverse tonnellate di tritolo fecero saltare autostrade e piazze e dove morirono due giudici, le loro scorte e molte persone.

Ma Alfredo, che non è mafioso ma anarchico, davanti alle ingiustizie e ai soprusi risponde. E dall’orrore in cui lo seppelliscono, trae forza per contrattaccare, non per un tornaconto personale, ma per un miglioramento delle condizioni di tutti e tutte. Con l’unica arma che gli rimane a disposizione, il corpo, dal 20 ottobre Alfredo Cospito inizia uno sciopero della fame per l’abolizione del 41 bis e dell’ergastolo ostativo, i “due abomini repressivi dello Stato Italiano”. Dopo più di ottanta giorni di digiuno sta rischiando la vita. Il tribunale di Roma, a dicembre, ha confermato la sua permanenza in questo regime di tortura. Il suo sciopero della fame continua ad oltranza.

Di fronte al silenzio istituzionale e alle manovre più o meno esplicite per depistare, una volta di più, le ragioni di una battaglia di giustizia e libertà (che per la prima volta emerge con questa forza nei confronti delle torture del 41 bis e dell’ergastolo ostativo) non possiamo che prendere parola, mobilitarci e rompere la cortina fumogena che cala su queste questioni.

Questa lotta riguarda tutti e tutte: anche fuori dalle prigioni diamone voce e visibilità!